L’Italia è il Paese con il maggior numero di prodotti Dop, Igp e Stg riconosciuti dall’Unione Europea, e l’export alimentare è in continua crescita. Ma nel frattempo scendono sul mercato interno le vendite di prodotti italiani di qualità e cresce la tendenza a una spesa alimentare low cost. Una situazione legata alla Crisi ma anche all’aumento del fenomeno del falso Made in Italy.
Quando tempo fa il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni ha dichiarato che “in Italia si è smesso da tempo di mangiare bene” si sono scatenate contro di lei una valanga di polemiche. Certamente la frase è eccessiva (anche perché era preceduta da “giudico negativamente il livello degli chef italiani”). Ma è vero che le vendite di prodotti di qualità del Made in Italy, mentre crescono sul fronte delle esportazioni e dei riconoscimenti internazionali, calano sul fronte del mercato interno. Gli ultimi dati diffusi dalla Coldiretti segnalano un drastico ridimensionamento delle vendite di prodotti Dop e Igp italiani in Italia, in particolare di due prodotti simbolo del Made in Italy alimentare nel mondo, il Parmigiano Reggiano (-6,8% nel primo quadimestre del 2013) e il Grana Padano, che è il prodotto Dop (in assoluto, non solo tra i Dop italiani) più venduto nel mondo ma che nel primo trimestre del 2013 scende nel 5,3% nelle vendite in Italia.
Perché? Prima di tutto per via della Crisi, che spinge le famiglie italiane a risparmiare. Se è vero che la spesa alimentare è comunque la voce di spesa meno tagliata dopo le spese per i figli, è anche vero che il calo c’è stato: tra il 2007 e il 2012 gli italiani hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi , con un peggioramento ulteriore nel 2012. E il 2013 è iniziato sulla stessa falsariga degli anni precedenti, con un calo delle carni più costose come quelle bovine e un crollo nelle vendite di pesce fresco (con aumento, tra l’altro, delle frodi sui pesci). Il recente dossier Coldiretti su I rischi dei cibi low cost fa vedere le implicazioni (in negativo) di questa situazione dal punto di vista della sicurezza alimentare e della qualità dell’alimentazione degli italiani.
Ma c’è anche un altro aspetto, quello del falso Made in Italy. Che non è l’Italian Sounding, cioè l’imitazione ingannevole di prodotti italiani sui mercati esteri, ma è la vendita – in Italia – di prodotti alimentari di scarsa qualità direttamente importati o realizzati con materie prime di importazione e spacciati per italiani nei negozi e supermercati della Penisola. Un problema che riguarda tutto l’agroalimentare italiano. Nel caso dei formaggi basti dire che le importazioni in Italia di similgrana (formaggi duri di latte bovino non Dop) sono aumentate dell’88% negli ultimi dieci anni. Si tratta di formaggi di scarsa qualità e basso prezzo importati prevalentemente da Repubblica Ceca, Ungheria e Germania e venduti con Italia con immagini, marchio e logo italiani in etichetta e spesso addirittura con il bollo Ce con la “I” di Italia (la legge consente di farlo se il formaggio, prodotto all’estero, è poi semplicemente confezionato in Italia). Se gli italiani sapessero che questi formaggi non sono italiani e sono di qualità nettamente inferiore al vero Grana Padano Dop li comprerebbero lo stesso soltanto perché costano meno? Non lo sappiamo, ma è assurdo che i consumatori non debbano essere adeguatamente informati attraverso le etichette. Per i prosciutti si stima che circa tre quattro venduti in Italia in etichetta sembrano italiani ma sono in realtà di origine straniera (da maiali allevati prevalentemente in Olanda, Germania, Spagna e Francia), e addirittura (dato Coldiretti) nel caso del prosciutto cotto si arriva a percentuali superiori al 90% di provenienza straniera del coscio. Lo stesso discorso vale per le castagne, con le importazioni triplicate negli ultimi tre anni, per i pomodori (importazioni dalla Cina quadruplicate negli ultimi dieci anni, ora in lieve calo), e per l’olio di oliva (importazioni triplicate in vent’anni, con l’Italia che è ad oggi il massimo importatore mondiale di olive e olio, e sul fronte legislativo tarda ad arrivare una incisiva tutela del vero Made in Italy).
(Luigi Torriani)