Gli ogm in Europa sono un fallimento totale. Nemmeno i più accaniti detrattori degli organismi geneticamente modificati avrebbero potuto immaginare una situazione di questo genere. Gli europei non vogliono gli ogm, e le multinazionali scappano. Dopo la Basf, che nel gennaio del 2012 ha annunciato l’abbandono di ogni piano di sviluppo e commercializzazione di colture ogm in Europa, ora – a un anno e mezzo di distanza – è la volta della Monsanto, che ha comunicato l’intenzione di non promuovere più gli ogm nel vecchio Continente.
La resa della Monsanto è avvenuta pubblicamente attraverso la portavoce Ursula Luettmer-Ouazane, che ha dichiarato: “finché non c’è abbastanza domanda da parte degli agricoltori per questi prodotti e il pubblico in generale non accetta la tecnologia, non ha senso combattere contro i mulini a vento. È ovvio che l’Europa ha bisogno di più tempo, mentre altri Stati hanno abbracciato i nostri progetti più facilmente“.
A dicembre 2012 ha destato scalpore la decisione del governo peruviano di vietare gli ogm. Ma il Perù è il primo e al momento l’unico Paese del continente americano (Nord e Sud) a bandire gli organismi geneticamente modificati. Fuori dall’Europa il mercato degli ogm è in continua crescita, in particolare negli Stati Uniti (e non solo in agricoltura, si veda per esempio il recente Supersalmone ogm…), dove lo scorso anno – addirittura – è stato bocciato un referendum che chiedeva semplicemente di introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la presenza di ogm nei prodotti alimentari in vendita. È in Europa che gli ogm non funzionano.
A marzo qui su Universofood abbiamo pubblicato tutti i più recenti dati sull’evoluzione delle colture ogm nel mondo. Il quadro è chiarissimo: al di là degli aspetti legislativi (alcuni Paesi, come la Polonia, vietano in parte gli ogm), e al di là dei dibattiti e delle polemiche tra addetti ai lavori (si veda per esempio il caso Corrado Clini), di fatto – piaccia o non piaccia – a diciassette anni dall’introduzione delle colture ogm (1996-2013) soltanto lo 0,001% della superficie agricola totale europea (114.290 ettari di terreno su un totale di 160 milioni di ettari) è coltivata con organismi geneticamente modificati.
Ad oggi sono 28 i Paesi coltivatori di Ogm al mondo, per un totale di 170,3 milioni di ettari, più di cento volte gli ettari del 1996 (1,7 milioni di ettari). E anche nel 2012 c’è stata una crescita, con un +6% rispetto al 2011 (10,3 milioni di ettari in più) e con l’avvento di due nuovi Paesi coltivatori, il Sudan con il cotone e Cuba con il mais. E l’Europa? In Europa i Paesi coltivatori di Ogm sono solo cinque (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania), e il Paese leader europeo nella coltivazione di ogm è la Spagna con 0,1 milioni di ettari piantati nel 2013 (gli Stati Uniti, Paese leader mondiale per gli ogm, sono a 69,5 milioni di ettari, il Brasile a 36,6 milioni di ettari, l’Argentina a 23,9 milioni, il Canada a 11,6 milioni, l’India a 10,8, la Cina a 4, il Paraguay a 3,4, il Sud Africa a 2,9, il Pakistan a 2,8). Difficile che qualcuno abbia ancora voglia di investire in Europa sugli ogm…
(Luigi Torriani)