Il governo cinese ha minacciato di introdurre dei dazi sui vini importati in Cina dall’Europa. Una prova di forza per rispondere alla decisione dell’Unione Europea di mettere dazi antidumping sull’importazione di pannelli fotovoltaici dalla Cina. Se questa guerra dei dazi non dovesse risolversi per il meglio sarebbe una catastrofe per il settore vinicolo di Italia, Francia e Spagna.
A febbraio 2013 l’Unione Europea ha introdotto dei dazi sui mandarini cinesi, dazi antidumping perché i produttori cinesi – secondo la Ue – vendevano i mandarini sottocosto in Europa per conquistare il mercato comunitario sbaragliando la concorrenza dei produttori europei. Ora l’Unione Europea ha varato dei dazi provvisori sull’import di pannelli solari dalla Cina. Anche in questo caso si tratta – secondo la Ue – non di protezionismo ma di una tassa antidumping, perché attualmente i pannelli solari cinesi (dati Ue) sarebbero venduti sottocosto in Europa, a prezzi inferiori dell’88% rispetto a quelli che ci si aspetterebbe in una situazione di normale funzionamento del mercato. Dato che tutto questo mette a rischio circa 25.000 posti di lavoro in Europa (già oggi i produttori cinesi controllano più dell’80% del mercato europeo dei pannelli solari), e li mette a rischio attraverso una concorrenza sleale basata sul dumping e le vendite sottocosto, l’Unione Europea ha deciso di intervenire. I dazi sui pannelli solari cinesi dureranno sei mesi (dal 5 maggio al 5 dicembre 2013), ma se al termine dei sei mesi la situazione non si sarà risolta saranno prolungati per ulteriori cinque anni.
La risposta del governo cinese è una minaccia: introdurre in Cina dei dazi sui vini europei se non vengono tolti i dazi sul fotovoltaico cinese. Una prova di forza che si concentra su un comparto – quello dei vini – che probabilmente non è casuale, per due motivi: perché la Germania si è schierata con la Cina contro i dazi sui pannelli solari cinesi, e il comparto dei vini è assolutamente marginale nell’export tedesco, mentre è fondamentale nell’export di Italia, Francia e Spagna, Paesi che si sono schierati a favore dei dazi sui pannelli solari cinesi; perché negli ultimi anni c’è stato un boom impressionante delle importazioni di vini europei in Cina, e quindi colpendo i vini si colpisce una delle voci più importanti e maggiormente in crescita dell’export europeo in Cina.
Le esportazioni di prodotti alimentari in Cina sono, complessivamente, in continua crescita. Al punto che l’Unione Europea nel 2012 ha concluso un accordo con la Cina per il reciproco riconoscimento dei prodotti alimentari tipici (un accordo peraltro ampiamente contestato dai produttori europei perché ad alcuni prodotti cinesi vengono date le qualifiche di Dop e Igp in assenza dei medesimi livelli qualitativi e livelli dei controlli degli omologhi europei). All’interno del settore alimentare, il comparto dei vini è al primo posto dal punto di vista della crescita delle esportazioni in Cina. In un contesto di crescita del consumo mondiale di vino, la Cina è ad oggi il quinto Paese consumatore di vino al mondo (dopo Francia, Stati Uniti, Italia e Spagna), e le importazioni di vino in Cina crescono a ritmi annui tra l’8 e il 10%. 4,3 dei 18 milioni di ettolitri di vino consumati in Cina nel 2012 sono di provenienza europea. Il primo Paese nelle esportazioni di vino in Cina è la Francia, al secondo posto la Spagna, al terzo posto l’Italia (dati Coldiretti).
Il nostro Paese è, complessivamente, il primo produttore e il primo esportatore di vino al mondo (sono i consumi sul mercato interno che calano…), e in piena Crisi è praticamente tenuto in piedi dall’export, che continua a crescere mentre i consumi interni crollano. Dal 2008 ad oggi (dati Coldiretti) le esportazioni di vini italiani in Cina sono salite da 19 milioni a 77 milioni di euro (un aumento del 305% in cinque anni!), e nei primi due mesi del 2013 c’è stata un’ulteriore crescita del 42%. Il vino italiano più venduto in Cina è il veneto Freschello, e il Veneto – più in generale – è la prima regione produttrice di vino in Italia (oltre 8 milioni di ettolitri annui), e copre da solo (con un miliardo 440 milioni di euro) il 31% dell’export di vini italiani. Non è difficile capire qual è l’entità della posta in gioco (per il Veneto, e per l’Italia tutta) in questa pericolosa guerra dei dazi tra Unione Europea e Cina. Una posta in gioco che l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Franco Manzato ha riassunto in questi termini: “non facciamoci del male. Dal punto di vista economico oggi un battito d’ala di farfalla in Cina può provocare da noi un disastro”. Tutti gli operatori di settori sostengono, unanimemente, che avere dei dazi sui vini europei in Cina sarebbe oggi una batosta insostenibile per il settore vinicolo di Italia, Francia e Spagna, e chiedono urgentemente la revoca dei dazi europei sul fotovoltaico cinese per evitare il peggio.
(Luigi Torriani)