La primavera 2013, una delle più piovose e fredde degli ultimi 200 anni, ha avuto un impatto catastrofico sull’agricoltura italiana. Secondo la Coldiretti i danni per la nostra agricoltura ammonterebbero a circa un miliardo di euro.
Il 2012 era stato un anno pessimo per l’agricoltura italiana, con i consumi interni a picco, e con una situazione tenuta in piedi soltanto dalla continua crescita dell’export. Ma oltre alla Crisi c’erano stati diversi altri elementi problematici, di origine non strettamente economica, e in particolare: lo sciopero dei Tir del gennaio 2012 (100.000 tonnellate di cibo sprecato, 200 milioni di euro di danni per la filiera alimentare), il maltempo di fine gennaio e inizio febbraio (oltre 500 milioni di euro di danni), il Terremoto emiliano a fine maggio (circa 705 milioni di danni per l’agricoltura), l’ondata di caldo eccezionale dell’estate 2012 (un miliardo di euro di danni nel solo settore agricolo).
Dal punto di vista economico il 2013 è iniziato come era finito il 2012, cioè in piena Crisi dal punto di vista dei consumi interni (soprattutto per il comparto ittico) e in continua espansione dal punto di vista delle esportazioni. Tra di i fattori di origine extraeconomica ha pesato soprattutto l’anomalo clima primaverile. La primavera del 2013 è stata la più fredda degli ultimi vent’anni e soprattutto è stata tra le più piovose degli ultimi duecento anni, in particolare nelle regioni del Centro-Nord. All’Osservatorio di Parma-Università si è registrato il più livello di piogge primaverili da quando sono iniziate le misurazioni, cioè dal 1831. A Modena il valore è il più alto dal 1904, a Pontremoli – in Toscana, Provincia di Massa Carrara – il livello di piogge primaverili è il più alto di sempre (dal 1873), a Torino è al dodicesimo posto dal 1801, a Bolzano è al terzo posto da quando sono iniziate le rilevazioni (1921). E a pesare è soprattutto il mese di Maggio, con il 24% in più di pioggia rispetto al maggio 2012 nel Nord Italia e con temperature che nella seconda decade del mese sono state più basse di 3,2 gradi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (elaborazione Coldiretti su dati Ucea).
Il bilancio di questa clima impazzito è quantificato dalla Coldiretti in circa un miliardo di euro di danni per l’agricoltura italiana, un dato analogo a quello dell’ondata di caldo dell’estate 2012. Le principali produzioni agricole del Nord Italia sono scese di più del 30%, e ci sono stati problemi in particolare per pomodoro, riso, patate, frutta, soia, mais e fieno, con gravi ripercussioni quindi anche per l’alimentazione degli animali, e con un calo delle temperature che ha fatto aumentare i costi di riscaldamento delle stalle negli allevamenti di polli, conigli e suini.
>Ma c’è anche un altro aspetto – di ecologia – che la Coldiretti sintetizza in questi termini: “i terreni coltivati, grazie alla loro capacità di assorbimento, rappresentano un vero e proprio airbag naturale contro l’impatto dell’acqua. Purtroppo l’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato che ha costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo“. È il problema – di cui già abbiamo scritto qui su Universofood – della cementificazione e dell’abbandono dei terreni agricoli in Italia, mentre l’ormai proverbiale vendita dei terreni agricoli dello Stato – che gioverebbe sia all’agricoltura italiana sia allo casse dello stato – continua a essere rimandata all’infinito.
(Luigi Torriani)