Qualcosa sul fronte della sicurezza alimentare comincia a muoversi anche in Cina. Nei primi quattro mesi del 2013 sono state arrestate nel gigante asiatico ben 904 persone colpevoli di frodi alimentari. Giri di carne contraffatta che avevano raggiunto livelli inauditi.
In Europa abbiamo avuto di recente il grande scandalo della carne di cavallo, che però si è poi rivelato essenzialmente un problema (comunque grave) di falso in etichetta, per fortuna senza gravi implicazioni di sicurezza alimentare. Ben diversi sono gli scandali che hanno colpito la Cina negli ultimi mesi nell’ambito delle vendite di carne. Ma la notizia positiva è che finalmente il tema della sicurezza alimentare sta diventando una questione degna della massima attenzione anche presso il governo cinese.
Sul problema Cina nella filiera agroalimentare abbiamo scritto più volte qui su Universofood, dalle uova tossiche cinesi che rimbalzano, alla questione dei pomodori cinesi, al dumping sui mandarini cinesi, all’accordo tra Ue e Cina sul reciproco riconoscimento dei prodotti tipici (con le proteste degli operatori di settori europei), fino al dramma dei Laogai, i campi di concentramento cinesi in cui tra le altre cose i prigionieri producono cibi che poi vengono importati in Europa e finiscono sulle nostre tavole.
I problemi in gioco, fondamentalmente, sono due: un problema di diritti umani (Laogai, e assenza di adeguata tutela dei diritti dei lavoratori anche al di fuori dei Laogai); un problema di disparità di trattamento tra i prodotti tipici europei e quelli cinesi, con un livello di regole e di controlli che in Cina è decisamente inferiore rispetto agli standard europei (a seguito dell’accordo Usa-Ue ci sono dei prodotti cinesi che possono essere venduti come Dop e Igp, ma non rispettano l’iter degli omologhi europei), e con perplessità enormi in materia di sicurezza alimentare. Se il problema dei diritti umani e dei Laogai sembra ben lungi dall’essere risolto, quantomeno comincia a muoversi qualcosa sul fronte della lotta alle contraffazioni alimentari e della sicurezza alimentare. Sono 904 gli arresti in Cina tra la fine di gennaio e primi di maggio del 2013 per vendita di carni non a norma, con 20.000 tonnellate di prodotti a base di carne sequestrati dalle autorità cinesi.
Tra le varie tappe del maxiscandalo che ha portato al colossale arresto di quasi mille persone in meno di quattro mesi, segnaliamo: un giro enorme (da oltre 1,6 milioni di dollari) di “carne di montone” venduta nei mercati agricoli della provincia di Jiangsu e Shangai che in realtà non era carne di montone ma carne di volpe, visone e topo trattata con gelatine, additivi e coloranti chimici; la morte di un cliente in un ristorante in Fengxiang, in provincia di Shaanxi, dopo aver mangiato “carne di montone”; la scoperta, nel mese di marzo, di 16.000 carcasse di suino nelle acque del fiume di Shanghai Huang Pu, un evento ancora inspiegato e che ha determinato un crollo nelle vendite di carne di maiale; la vendita di zampe di pollo bagnate in acqua ossigenata nella provincia sud-occidentale di Guihou; la diffusione, da metà aprile, di un ceppo di influenza aviaria che in pochi giorni ha già causato la morte di 27 persone e il ricovero di 129, con le vendite di carne di pollo calate fino all’80% in alcune regioni; l’arresto di alcune persone pagate dal governo cinese per raccogliere e smaltire alcune carcasse di suini malati, e sorpresi poi a rivenderne la carne.
(Luigi Torriani)