Sono stati pubblicati i dati Ismea (qui, per visualizzare il report completo occorre iscriversi al sito) sull’andamento del settore ittico nel primo trimestre 2013. Numeri che segnalano un trend sempre più preoccupante, che la Coldiretti ha riassunto in un comunicato stampa con l’iperbole (ma purtroppo non lontanissima dalla realtà…) “scompare nel 2013 il pesce fresco dalle tavole degli italiani”.
I dati sulle vendite di pesce nel 2012 (esclusi novembre e dicembre) che abbiamo analizzato recentemente qui su Universofood segnalavano un forte calo, ma non un crollo, con un -3,4% nelle vendite di pesce fresco rispetto al 2011. Ma secondo il nuovo report di Ismea aggiornato a novembre e dicembre la flessione rispetto al 2011 dovrebbe superare il 4%, e non dimentichiamo che nello stesso periodo le vendite di carne sono scese solo dello 0,4%, con la frutta a -1,9%, il vino a -3%, e la pastasciutta a +1,1%. E soprattutto la caduta del settore ittico italiano prosegue a ritmi sempre più preoccupanti nei primi mesi del 2013, mentre si inaspriscono (giustamente) le regole contro la pesca intensiva e cade sempre più in anticipo il Fish Dependence Day, cioè cresce la dipendenza dalle importazioni (i Paesi da cui l’Italia importa maggiormente prodotti ittici sono – in valore, nell’ordine – Spagna, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Grecia, Ecuador, Thailandia, Germania, Marocco, Vietnam, Svezia, Regno Unito; i prodotti ittici più importati sono – in valore, nell’ordine – preparazioni e conserve di tonno, calamari e calamaretti congelati, polpi congelati, mazzancolle congelate, loins di tonno, gamberi e gamberetti congelati, salmoni affumicati, branzini freschi o refrigerati, salmoni freschi o refrigerati, orate fresche o refrigerate, filetti di nasello congelati, tonni freschi o refrigerati).
Già il 2012 aveva segnato, per la prima volta dall’inizio del nuovo millennio, un consumo pro capite annuo di pesce in Italia al di sotto dei 20 kg (in Portogallo supera i 60 kg, in Spagna è di oltre 49 kg, in Francia di oltre 33 kg). Ma è soprattutto l’andamento del primo trimestre del 2013 a esssere emblematico della natura della Crisi che stiamo attraversando. Il calo delle vendite di prodotti ittici in Italia (confronto tra il primo trimestre 2012 e il primo trimestre del 2013) è, in generale, del 2,5% in quantità ma del 10,2% (il quadruplo) in valore. Le vendite di pesce fresco scendono del 5,1% in quantità e del 15,9% in valore (da qui la frase di Coldiretti: “scompare nel 2013 il pesce fresco dalle tavole degli italiani”). Le vendite di prodotti ittici surgelati – mediamente più economici dei pesci freschi – salgono dell’1,1%, ma – attenzione! – scendono del 2,4% in valore, mentre le vendite di prodotti ittici freschi, salati e affumicati crescono del 4,4% in quantità ma scendono del 13,6% in valore (e il salmone affumicato in busta è a +3,2% in quantità ma a -25% in valore). In pratica domina un nuovo “sport” nazionale, purtroppo inevitabile a fronte della continua riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane: la caccia, sempre e comunque, al prodotto meno costoso o che ha prezzi in discesa.
Analizzando poi nel dettaglio i dati dei principali prodotti ittici consumati in Italia, otteniamo il seguente quadro: tra i pesci freschi crollano le vendite dei calamari (- 15,4% in quantità, -13,6% in valore), delle alici (-13,7% in quantità, -11,9% in valore), dei polpi (-9,5% in quantità, -8% in valore), e delle cozze (-5,5% in quantità, -12,2% in valore), mentre le vendite dei naselli e merluzzi scendono del 3,9% in quantità e del 7% in valore, le seppie del 4,9% in quantità e del dell’1,9% in valore, il salmone dell’1,3% in quantità e del 3,8% in valore, le spigole (branzini) dell’1% in quantità e del 3% in valore, le vongole dell’1% in quantità e dello 0,9% in valore, mentre le orate salgono dello 0,8% in quantità ma scendono del 3,8% in valore e le triglie salgono del 5,8% in quantità ma scendono del 10,3% in valore; tra i surgelati i prodotti al naturale scendono in generale dello 0,2% in quantità e dell’1,9% in valore, con i filetti di merluzzo a +5,6% in quantità e a +5,4% in valore, ma i filetti di platessa a -9,4% in quantità e a -1,4% in valore, mentre i surgelati preparati sono in generale a +2,9% in quantità ma -3,2% in valore ( i bastoncini a -1,5% in quantità e -10,5% in valore).
(Luigi Torriani)