Uno dei problemi più gravi dell’agricoltura italiana è il continuo calo dei terreni agricoli per effetto della cementificazione e dell’abbandono. Un trend che ha assunto dimensione eclatanti negli ultimi dieci anni.
I dati sono della Coldiretti, che ha lanciato l’allarme in un comunicato stampa. Negli ultimi dieci anni, secondo la Coldiretti, l’Italia ha perso 2,15 milioni di ettari di terra agricola (terra coltivata), il 15% del totale, a causa in parte della cementificazione in parte dell’abbandono dei terreni (nello stesso periodo hanno chiuso 1,2 milioni di aziende agricole). Il risultato è che ogni giorno in Italia per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari).
Nell’ultimo anno ci sono stati alcuni fenomeni incoraggianti, come l’aumento delle assunzioni in agricoltura, l’aumento dei laureati nel settore agricolo e la crescita delle donne alla guida di aziende agricole (oltre ad alcune eccellenze premiate dalla Coldiretti con gli Oscar Green), ma la situazione resta preoccupante, come mostra emblematicamente un dato: il 2013 è iniziato con oltre 22.000 giovani imprese agricole in meno.
Nel frattempo viene rinviata all’infinito la vendita dei terreni agricoli di proprietà dello Stato, da cui si potrebbero ricavare fino a 6 miliardi di euro e lavoro per oltre 43.000 giovani. Mentre si attende la definitiva approvazione parlamentare e l’implementazione di un Disegno di Legge Anticementificazione approvato in via preliminare nel settembre 2012 dal Consiglio dei ministri dell’allora Governo Monti: un ddl che prevede – in sintesi – un’estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale, degli incentivi per il recupero del patrimonio edilizio rurale già esistente, il divieto di cambiare la destinazione d’uso (e quindi l’inedificabilità) per cinque anni dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o di fondi comunitari.
Come ha detto di recente (in questa intervista televisiva) Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food: i giovani devono “tornare ai campi” perché “la situazione è drammatica, l’età media dei nostri agricoltori è di 60 anni e noi non mangeremo computer, noi abbiamo bisogno di qualcuno che torni alla terra”. E la Coldiretti sottolinea gli effetti negativi del calo delle superfici agricole in Italia anche in termini ecologici, oltre che economici: “il risultato di questa drastica riduzione delle terre coltivate è che in Italia oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni, che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale. Inoltre in questo modo aumenta la dipendenza degli italiani dai Paesi esteri per l’approvvigionamento alimentare, con la produzione nazionale che nel 2012 è stata in grado di garantire appena il 75 per cento del fabbisogno alimentare degli italiani. Il rischio in questo caso è quello di un aumento delle importazioni con effetto sull’ambiente per l’impatto climatico dei trasporti ma anche sulla salute dei cittadini con l’arrivo di alimenti di diversa qualità spesso spacciati come Made in Italy. Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono e garantirsi una adeguata disponibilità di cibo nel tempo, l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola. Se nella classe dirigente è mancata la cultura del valore dell’agroalimentare, della salvaguardia del territorio e del cibo, che è una delle poche leve per tornare a crescere, la sensibilità negli ultimi anni è profondamente cresciuta tra i cittadini, che sempre più spesso sostengono con le proprie scelte di acquisto l’agricoltura e i prodotti locali del territorio. Sono ventuno milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto spesa ‘salva clima’ nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, dove sono stati acquistati prodotti del territorio a chilometri zero, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo. Nei mercati di campagna Amica vengono contenuti gli sprechi di imballaggi con l’offerta, ad esempio, di latte sfuso, sono banditi gli ogm e sono messi a disposizione spesso servizi di consegna a domicilio soprattutto per gli anziani. La spesa ‘salva clima’ degli italiani nei mercati degli agricoltori ha ridotto di 98 milioni di chili l’anidride carbonica ad effetto serra emessa nell’atmosfera. Occorre fermare la cementificazione e il degrado del territorio, impedire la contaminazione transgenica e l’inquinamento industriale, offrire alimenti sicuri e genuini, ma soprattutto affermare e trasmettere alle nuove generazioni un modello di sviluppo diverso e più sostenibile. Per fortuna restano, a preservare la gran parte della superficie territoriale italiana, le aziende agricole italiane, prime al mondo per rispetto ambientale, sostenibilità sociale e per sicurezza alimentare”. Se anche voi volete aprire un’azienda agricola, cominciate con questo vademecum su “Come aprire un’azienda agricola oggi“…
(Luigi Torriani)