>Il Fish dependence day 2013 è scattato in Italia domenica 14 aprile, con otto giorni di anticipo rispetto al 2012. Ma è tutta la situazione europea ad essere critica. I mari e gli oceani continuano a essere sovrasfruttati, e lo stato degli ecosistemi marini resta preoccupante e meritevole di interventi di protezione legislativa più incisivi di quelli finora tentati.
“Fish Dependence Day” è un’espressione che viene utilizzata per indicare il giorno in cui è tecnicamente esaurito il pesce di un Paese per l’anno in corso, cioè il giorno a partire dal quale un Paese è materialmente costretto a ricorrere alle importazioni per coprire il fabbisogno di pesce sul mercato interno. Questo non significa ovviamente che tra il 14 aprile e il 31 dicembre non sarà più in vendite nelle pescherie il pesce pescato in Italia. Fish dependence day al 14 aprile significa che se consumassimo solo pesce pescato in Italia al 14 aprile, cioè dopo meno di quattro mesi dall’inizio dell’anno, il pesce sarebbe finito. Oppure, detto in altri termini, significa che il pesce italiano copre solo il 30% circa (precisamente 30,2%) del fabbisogno annuo di pesce degli italiani, e quindi il 70% del pesce venduto in Italia (oltre due pesci su tre) è importato (anche se spesso questo non è chiaro al consumatore, perché in etichetta è obbligatorio indicare soltanto la zona Fao e non il Paese di provenienza, e per il pesce servito nei ristoranti non vale nemmeno l’obbligo di indicare la zona Fao, e le truffe con pesce straniero spacciato per italiano sono molto frequenti; segnaliamo comunque la nascita recente di due importanti iniziative a tutela del vero Made in Italy: il marchio Solo Pesce Italiano e il consorzio Mare Nostrum Tuna). Ogni anno New Economics Foundation e Ocean 2012 pubblicano un rapporto in cui indicano il fish dependence day di ogni Paese europeo per l’anno in corso. Il Rapporto Fish Dependence 2013 fissa al 14 aprile il fish dependence day italiano, che era stato il 21 aprile nel 2012 e il 30 aprile nel 2011. E il Fish dependence day dell’Europa nel suo complesso è al 4 luglio 2013 (qui il calendario del fish dependence day 2013 con la data di ogni Paese europeo).
In Italia ci sono circa 13.500 imbarcazioni da pesca, e le specie ittiche più venduti, per volume di fatturato, sono – nell’ordine – nasello, alici, seppie, gamberi bianchi, scampi, pesce spada, gamberi rossi, vongole, pannocchie e sogliole. Nel 2012 il consumo domestico di prodotti ittici è sceso complessivamente dell’1,5% rispetto al 2011, con un -3% per il pesce fresco, -9,9% per le alici e -8% per i calamari. E alla contrazione dei consumi legata alla Crisi si aggiungono altri recenti fattori critici per i pescatori italiani, e in particolare l’introduzione nel 2012 dell’Iva al 10% sul gasolio dei pescherecci e la parziale liberalizzazione dei commerci con il Marocco. In generale i costi della pesca in Italia sono sempre più alti, e ad oggi il margine su un euro di prezzo al consumo è a circa 25 centesimi. Ma questi sono problemi contingenti, per quanto certamente gravi per il settore. La grande, epocale, emergenza del comparto ittico è un’emergenza ecologica: i mari e gli oceani si stanno sterilizzando, e necessitano di interventi legislativi drastici che consentano agli stock ittici di ricostituirsi adeguatamente. Va detto peraltro che mentre in Italia nel 2012 il consumo di pesce è sceso, come si è detto, dell’1,5%, nel frattempo a livello mondiale il consumo di pesce pro capite è cresciuto in un anno del 3,6%, con un aumento ulteriore dello sfruttamento ittico di mari e oceani.
Va detto che sul fronte legislativo qualcosa si sta muovendo, dall’introduzione della licenza a punti per la pesca, al fermo pesca per l’Adriatico, fino alla recente riforma Ue della Politica Comune della Pesca, che ha inasprito ulteriormente le norme contro la pesca intensiva e i rigetti. Ma i pesci a rischio estinzione continuano a crescere, e evidentemente sono necessari interventi ancora più drastici. Come fa notare Serena Maso, la coordinatrice nazionale di Ocean 2012, “abbiamo 104 giorni di ‘autonomia ittica’ all’anno. Un vero paradosso per il nostro paese, circondato da 8000 km di costa e che un tempo godeva di un mare sano e pescoso. La popolazione mondiale cresce, il consumo di pesce pro capite aumenta e i pescherecci diventano sempre più potenti. Si pesca perciò troppo, a un ritmo più veloce del tasso di riproduzione degli stock ittici. L’Ue ha il dovere di assumersi l’impegno di porre concretamente fine alla pesca eccessiva entro il 2015 al fine di poter recuperare gli stock ittici entro il 2020”.
(Luigi Torriani)