La Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha candidato “la pratica agricola tradizionale della vite ad alberello di Pantelleria” nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Se la candidatura andrà a buon fine, si tratterebbe della prima pratica agricola Patrimonio dell’Umanità.
“Patrimonio dell’Umanità” è un riconoscimento attribuito dall’Unesco (l’organizzazione Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) a partire dal 1972. Un riconoscimento dal valore non solo simbolico ma anche economico, come mostrano in particolare – in Italia – i casi dei Sassi di Matera (Patrimonio dell’Umanità 1993) e dei Trulli di Alberobello (Patrimonio dell’Umanità 1996), che erano decisamente poco noti e sono diventati in pochi anni due tra le importanti mete turistiche italiane. Nel 1997, accanto alla tradizionale lista dei Patrimoni Materiali (luoghi di particolare pregio e valore storico-artistico, come città, parchi, siti archeologici, ecc.), è stata creata un’altra categoria, quella dei Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità.
Ad oggi l’Italia vanta 47 luoghi Patrimonio dell’Umanità (per approfondimenti si consiglia la lettura dell’ottimo libro del Touring “Il Patrimonio dell’Umanità in Italia”). A questi vanno aggiunti quattro beni del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità: l’Opera dei Pupi della Sicilia (2001), il Canto a Tenore della Sardegna (2005), la Dieta Mediterranea (2010) e il Saper Fare Liutario di Cremona (2012). Il settore agricolo e agroalimentare italiano ha già avuto un riconoscimento, quello della Dieta Mediterranea, nel 2010. E ha sfiorato un’altra candidatura – la Pizza napoletana – nel 2012, ma poi è stata preferita la liuteria cremonese.
Per il 2013 entrambe le candidature sono del settore agricolo e agroalimentare: per il Patrimonio Materiale dell’Umanità i “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato“, per il Patrimonio Immateriale la “pratica agricola tradizionale della vite ad alberello di Pantelleria”. La pratica agricola della coltivazione dei vitigni ad alberello nell’isola di Pantelleria è caratterizzata dalla coltivazione di viti a tronco basso in buche circolari profonde fino a 50-60 cm, per proteggere la pianta dal vento e creare un microclima che le permetta di superare i periodi di siccità. I vini Doc ottenuti (Moscato, Passito, Zibibbo) si caratterizzano per i particolari e intensi aromi, per l’alta qualità e l’elevata gradazione zuccherina, e sono frutto di colture tradizionali affidate ancora oggi a una produzione manuale e artigianale. Il dossier di candidatura all’Unesco è stato curato da una task force ministeriale coordinata dal prof. Pier Luigi Petrillo, che già aveva seguito le precedenti candidature di Dolomiti, Dieta Mediterranea, e Paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato.
Questo il commento del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Mario Catania: “la candidatura dell’Unesco rappresenta un riconoscimento molto importante per la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria. Questa pratica agricola è diventata infatti un vero e proprio simbolo di una comunità che, grazie al duro lavoro nei campi, riesce a rinnovare quotidianamente il profondo legame tra l’uomo e la natura, in una terra difficile che nei secoli è diventata fonte di vita e sostentamento. Voglio ringraziare tutta la comunità pantesca per l’importante apporto dato in questi anni alla candidatura e il comitato promotore, che ha speso tempo ed energie per far sì che questa antica pratica possa essere riconosciuta come emblema di una comunità troppo spesso ai margini dell’attenzione delle istituzioni. Qualora la candidatura italiana vada a buon fine, diventerebbe la prima pratica agricola al mondo a far parte della Lista del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità Unesco. L’Italia ha candidato, nelle scorse settimane, i ‘Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato’ nell’altra Lista dell’Unesco, quella del patrimonio materiale. Per la prima volta entrambe le candidature italiane nelle due liste prestigiose dell’Unesco sono legate a paesaggi e pratiche agricole. Questo dimostra che il patrimonio rurale italiano è parte integrante dell’intero patrimonio culturale del nostro Paese. Un’ulteriore riprova del fatto che l’agricoltura non può essere considerata solo un fattore meramente economico, ma piuttosto come parte essenziale della nostra storia”.
(Luigi Torriani)