Sono stati pubblicati (in data 18 marzo 2013) i primi dati Istat dell’anno sul commercio con l’estero. Numeri che segnalano un’ulteriore crescita dell’export agroalimentare dopo due anni da record (2011 e 2012).
Mentre i consumi interni continuano a scendere, le esportazioni di cibi e bevande Made in Italy macinano un record dopo l’altro. Nel 2011 l’export agroalimentare aveva toccato per la prima volta nella storia i 30 miliardi di fatturato, con una crescita in valore del 9% rispetto al 2010. Nel 2012 sono stati toccati i 31 miliardi di euro, con un +2% rispetto al 2011. E il 2013, secondo i primi dati Istat dell’anno, parte con un ulteriore balzo in avanti.
I dati Istat – i primi per il 2013 – si riferiscono al mese di gennaio. I dati segnalano una crescita generale dell’export (soprattutto verso i mercati extra Unione Europea), e un tasso di crescita del settore alimentare che è più che doppio rispetto al tasso di crescita medio. Rispetto al mese precedente (dicembre 2012) l’export dall’Italia segna in generale un +1,4% (+3,9% rispetto ai Paesi extra Ue, -0,7% rispetto ai Paesi Ue), e un +8,7% (+17,6% per i mercati extra Ue, +2,6% per i mercati Ue) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (gennaio 2012). I mercati di sbocco dove è più accentuata la crescita tendenziale dell’export sono i paesi ASEAN, cioè i Paesi del Sud-est asiatico (+32,2%), il Belgio (+27%) e i paesi OPEC, cioè i Paesi esportatori di petrolio di Africa e Medio Oriente (+26,1%). L’agroalimentare è il comparto che cresce maggiormente nell’export, con un +21,5% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (gennaio 2012), quindi più del doppio del tasso di crescita generale (+8,7%). Dopo il settore alimentare i comparti che sono cresciuti maggiormente sono gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+17,2% nell’export) e gli apparecchi elettrici (+16,2%).
Evidentemente il Made in Italy alimentare è sempre di più un marchio vincente ed è ad oggi – insieme al turismo – il grande volano per superare la Crisi, soprattutto grazie al vino, all’ortofrutta, alla pasta e all’olio di oliva, che sono i componenti base della dieta mediterranea e sono anche i prodotti di punta dell’agroalimentare italiano sul fronte dell’export. E non vanno dimenticati il primato italiano per la sicurezza alimentare (nella Ue l’Italia è il Paese con il minor numero di prodotti alimentari con pesticidi e residui chimici da fitofarmaci oltre i limiti) e il fronte – decisivo – della lotta all’italian sounding, come sottolinea la Coldiretti nel comunicato stampa di commento ai dati Istat: “il successo del cibo italiano all’estero è la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione l’Italia si salva solo ancorandosi a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità nazionale, dei suoi territori, delle sue risorse umane. E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare se ci fosse una più efficace tutela nei confronti della ‘agropirateria’ internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero il falso Made in Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre”.
(Luigi Torriani)