Questa volta la Crisi non colpisce soltanto gli italiani. Anche i ristoranti etnici nel 2012 accusano il colpo e perdono oltre il 20% di fatturato rispetto al 2011. Un crollo che tuttavia, secondo la Coldiretti, non sarebbe legato soltanto alla Crisi ma anche al tramonto di una moda e al ritorno del Made in Italy.
Il Made in Italy nell’agroalimentare è il brand più potente al mondo, con l’export di cibi e bevande che nel 2012 ha raggiunto il record di sempre (superando i 31 miliardi di fatturato) e con l’Italian Sounding che è probabilmente il fenomeno di contraffazione più esteso della storia (il che indica, ovviamente, il valore del marchio che viene contraffatto). È il mercato interno italiano ad essere letteralmente piegato dalla Crisi. Secondo la Classifica dei tagli delle famiglie italiane di Coldiretti e Swg l’alimentare è la voce di spesa meno sacrificata dagli italiani dopo le spese per i figli, eppure (e questo è emblematico dell’entità della Crisi che stiamo attraversando) tra il 2007 e il 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro (al netto della dinamica dei prezzi), con un peggioramento ulteriore nel 2012.
In questo contesto per anni c’è stata una crescita apparentemente inarrestabile dei ristoranti etnici e dei cibi etnici, prima con il boom dei ristoranti cinesi (negli anni ’80 e ’90), poi con la moda del kebab, e infine con la diffusione a macchia d’olio dei ristoranti giapponesi (molti dei quali ex cinesi riconvertiti in giapponese). Ma forse qualcosa sta cambiando, e certamente la Crisi al punto a cui siamo arrivati non risparmia neanche i ristoranti e cibi etnici, che nel 2012 (dato Coldiretti) crollano nelle vendite del 24% rispetto al 2011.
Ma è soltanto la Crisi e la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane a pesare su questi numeri? Secondo la Coldiretti c’è anche dell’altro, e in particolare due fattori (tra loro evidentemente legati): una perdita di “credibilità” dell’agroalimentare etnico; un progressivo ritorno degli italiani alla tradizione del Made in Italy. La perdita di credibilità sarebbe legata a motivazioni di sicurezza alimentare, e riguarderebbe soprattutto i ristoranti cinesi. Nei giorni scorsi i carabinieri dei Nas di Milano hanno sequestrato 4.200 conserve vegetali provenienti dalla Cina e destinate a market e ristoranti etnici di tutta Italia. I prodotti si trovavano nei magazzini di un’azienda dell’hinterland milanese e presentavano false date di scadenza. D’altronde i cibi importati in Europa dalla Cina – oltre a porre gravi problemi in termini di diritti umani – detengono il primato Ue per numero di notifiche di irregolarità (in genere contaminazioni legate alla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori delle norme di legge). Nel 2012 su un totale di 3.721 allarmi per irregolarità segnalati in Europa ben 569 (dunque il 15%) hanno riguardato prodotti cinesi.
Nel frattempo – e con questo veniamo al secondo punto di cui parla la Coldiretti – sembra esserci un progressivo ritorno degli italiani all’italianità dei prodotti. Lo dimostrerebbero i numeri positivi registrati sempre nel 2012 dal biologico italiano (anche se a onor del vero anche qui gli scandali non sono mancati…), dai Famer’s Market di Campagna Amica (cioè gli acquisti diretti dal produttore), e dagli agriturismi. Alla base del crollo del food etnico nel 2012 c’è quindi certamente il fattore Crisi (soprattutto sul fronte dei ristoranti giapponesi, decisamente più costosi dei ristoranti cinesi), ma giocano forse anche altri elementi legati al tramonto di mode e a un cambio di mentalità in corso degli italiani.
(Luigi Torriani)