Il settore alimentare italiano è ormai letteralmente tenuto in piedi dalle esportazioni, che compensano il crollo dei consumi interni. L’export di prodotti agroalimentari italiani non solo tiene, ma continua a crescere, e addirittura raggiunge nel 2012 il record di sempre (31 miliardi di euro).
Guardando la recente classifica di Coldiretti e Swg sui tagli delle famiglie italiane si scopre che la spesa alimentare – dopo le spese per i figli – è stata nel 2012 la voce di spesa meno tagliata dagli italiani. Eppure (e questo tra l’altro la dice lunga sull’entità della Crisi che stiamo vivendo…) tra il 2008 ne il 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro, con un ulteriore peggioramento nel 2012 anche per via del continuo aumento dei prezzi.
Per fortuna ci sono le esportazioni, che continuano a crescere. Già il 2011 era stato un anno eccezionale per l’export agroalimentare, con un +9% sul 2010 e con il record storico di 30 miliardi. E i dati definitivi per il 2012 (elaborazione Coldiretti sui dati Istat) confermano sostanzialmente le stime fatte nei mesi scorsi: nel 2012 l’export agroalimentare cresce di un ulteriore 2% (rispetto al 2011) e supera la quota dei 31 miliardi.
Tra i grandi settori del Made in Italy alimentare, il prodotto più esportato si conferma anche per il 2012 il vino, con 4,5 miliardi (+7 % sul 2011), seguito dall’ortofrutta fresca (3,9 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2011), dalla pasta (2,1 miliardi, +7% sul 2011), e dall’olio (1,2 miliardi, stabile rispetto al 2011). Per quanto riguarda i principali mercati di sbocco, la quota più importante dell’export agroalimentare italiano interessa naturalmente i Paesi dell’Unione Europea (23,3 miliardi, con un +3% rispetto al 2011), con un paio di dati particolarmente significativi: la crescita dei formaggi italiani in Francia (+4%) e delle birre italiane in Germania (+11%) e nei Paesi scandinavi (+19%). Ottimo il dato per gli Stati Uniti (2,6 miliardi, +10% sul 2011), e impressionante la crescita sui mercati asiatici (+21% sul 2011, per un totale di 2,5 miliardi), in particolare sul mercato cinese (e proprio con la Cina la Ue ha firmato di recente un accordo sulla reciproca tutela dei prodotti tipici), dove crescono del 28% (nel 2012 rispetto al 2011) le vendite di olio italiano, dell’84% le vendite di pasta italiana, del 21% le vendite di vino italiano (e del 64% di spumante!), mentre triplicano le vendite di Grana Padano e Parmigiano Reggiano e addirittura risultano quintuplicate le vendite di prosciutti italiani.
Questo il commento del presidente della Coldiretti Sergio Marini: “è questa la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione ci salveremo solo ancorandoci a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità italiana, dei suoi territori, delle sue risorse umane. Se vogliamo giocare la partita sulla produttività e sui costi di produzione, perdiamo. Se invece aggiungiamo creatività, paesaggio, storia, tutto ciò che di bello e unico abbiamo in questo Paese, possiamo vincere e noi tutti questi valori li mettiamo nostri prodotti agroalimentari. Peraltro l’andamento dei prodotti alimentari italiani sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare se ci fosse una più efficace tutela nei confronti della agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero il falso Made in Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre”.
(Luigi Torriani)