I dati Istat definitivi sull’inflazione nel 2012 mostrano un aumento da record del carrello della spesa con numeri più alti rispetto al dato nazionale complessivo sull’inflazione. Un continuo aumento dei prezzi di cibi e bevande che contribuisce a determinare un calo dei consumi sempre più preoccupante.
Guardando una recente classifica dei tagli delle famiglie italiane diffusa da Coldiretti e Swg si scopre che dopo le spese per i figli è la spesa alimentare la voce di spesa meno sacrificata dagli italiani. L’agroalimentare mostra dunque rispetto ad altri settori dell’economia italiana una relativa tenuta di fronte alla Crisi, anche e soprattutto grazie a un export in continua crescita. Ma la tenuta è – appunto – “relativa”, e guardando i dati si scopre che tra il 2008 e il 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro, con un ulteriore peggioramento nel 2012.
E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente non solo per la Crisi e per la riduzione del potere d’acquisto degli italiani, ma anche perché – mentre il potere d’acquisto delle famiglie continua a scendere – nel frattempo i prezzi continuano ad aumentare. I dati Istat definitivi per il 2012 confermano sostanzialmente le stime che erano già state fatte un anno fa, e cioè che l’inflazione corre più veloce per il carrello della spesa di quanto non corra sul dato italiano complessivo. Precisamente: il tasso di inflazione medio annuo è del 3% (peraltro in accelerazione rispetto al 2,8% del 2011), mentre il carrello della spesa cresce su base annua del 4,3% (record dal 2008). Tutto questo in un contesto – quello italiano – in cui gli alimentari costano il 6% in più della media europea. In sintesi: abbiamo sempre meno soldi e abbiamo meno soldi degli altri, ma paghiamo più degli altri quello che mangiamo e lo paghiamo sempre di più; quindi, ovviamente, riduciamo sempre di più gli acquisti.
Che fare? Prima di tutto, e quantomeno, secondo Confesercenti occorrerebbe evitare ulteriori tasse e stangate fiscali (ma l’aumento dell’1% delle aliquote Iva è già previsto a partire dal primo luglio 2013). Per fare questo naturalmente occorrerebbe tagliare drasticamente la spesa pubblica, come sintetizza la stessa Confesercenti in questo recente comunicato stampa: ” nel 2012 è arrivata in Italia la consapevolezza di una crisi che non sembra essere congiunturale e quindi si interviene tagliando i consumi. Davanti a un futuro incerto si torna a salvaguardare il risparmio. C’è un clima negativo che rischia di proseguire anche nei prossimi mesi, se non si punterà con decisione su una politica economica di crescita e sul ritorno ad un indispensabile clima di fiducia. Ma l’inflazione deve restare sotto il livello di guardia e bisogna concentrare gli sforzi su questioni irrisolte, come un coraggioso taglio della spesa pubblica ed una decisa riduzione della pressione fiscale per famiglie ed imprese. Vanno assolutamente scongiurati altri macigni fiscali per il 2013, a partire dall’Iva e dai balzelli locali sempre più salati”.
(Luigi Torriani)