Il Made in Italy è il marchio dell’eccellenza enogastronomica per antonomasia, ed è anche il marchio per eccellenza della contraffazione alimentare. Solo in Italia il giro d’affari della contraffazione alimentare è stimato in circa 1,1 miliardi di euro annui, con numeri impressionanti in prossimità delle festività natalizie.
Abbiamo parlato di recente dell’indagine di Deloitte sui consumi natalizi 2012. Un’indagine dalla quale emerge che – nel contesto di un Natale decisamente low cost, con le spese natalizie degli italiani che calano di un ulteriore 3,7% rispetto al già pessimo Natale 2011 – “il settore agroalimentare è e resta uno dei settori più reattivi di fronte alla Crisi”. È vero che si tratta di una tenuta rispetto alla Crisi decisamente “relativa”, se si pensa che le famiglie italiane dal 2008 ad oggi hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro al netto della dinamica dei prezzi, con un ulteriore peggioramento nel 2012. Ma è anche vero che i cibi e le bevande sono la sola voce di spesa che a Natale tiene botta, tra l’altro crescendo sia pure di poco (+2,1%) rispetto al Natale dell’anno scorso.
Questa tenuta è ovviamente un dato positivo e incoraggiante, ma ha un rovescio della medaglia: a Natale il rischio di contraffazioni su cibi e bevande aumenta esponenzialmente. E la Coldiretti lancia l’allarme: quanto di ciò che acquistiamo a Natale da mettere in tavola per il Cenone o da regalare nei cesti enogastronomici che negli ultimi tempi vanno molto di moda è autentico e quanto è un raggiro ai danni del consumatore?
La domanda è tutt’altro che oziosa se si pensa che l’Italia è leader europeo per le segnalazioni di cibi contaminati, un Paese nel quale la contraffazione alimentare determina danni per 164 milioni di euro al giorno ed è arrivata a un giro d’affari di circa 1,1 miliardi di euro annui (qui i dati sui sequestri alimentari 2012). Un Paese nel quale abbiamo dovuto creare una apposita Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria, e in cui la lotta e alla contraffazione e alla pirateria rappresentano ormai anche dal punto di vista economico “un’area di intervento prioritaria tanto quanto il contrasto all’evasione fiscale” (come ha detto di recente il Presidente di Coldiretti Sergio Marini).
L’Italian Sounding non domina esclusivamente sui mercati esteri. Anche sul mercato interno italiano il falso Made in Italy è un fenomeno che ha assunto da tempo dimensioni colossali (con casi quasi grotteschi come quello dei Biscotti Milano e come il caso del pecorino rumeno finanziato con soldi pubblici…). In Italia quando si parla di cibi il rischio del falso è perennemente incombente: sono false le recensioni ai ristoranti su internet, falsi i pomodori Made in Italy, falso l’olio extravergine, falsi latte e formaggi, falsi i prosciutti, falso il pesce, falso il biologico, falsi i costosissimi tartufi. Ma “falsi” in che senso? La risposta la si trova facilmente di fronte a dati come l’aumento del 317% delle importazioni di funghi dalla Cina, l’aumento del 17% delle importazioni di pomodori e derivati dalla Cina, il primato mondiale dell’Italia nell’importazione di olio, l’importazione di 67 milioni all’anno di tonnellate di cosce di maiale a fronte di una produzione interna di 24,5 milioni, e il fatto che le importazioni di tartufi siano raddoppiate nell’ultimo anno.
In Italia è tutto “Made in Italy” (e lo si paga caro, dato che in Italia tuttora gli alimentari costano il 6% in più della media Ue, con ulteriori rincari sotto Natale..). Sì, ma per finta. Al “vertice” delle contraffazioni natalizie, secondo la Coldiretti, troviamo: pangasio del Mekong venduto come cernia, polpo del Vietnam spacciato per nostrano, finto olio extravergine italiano (in realtà tunisino o spagnolo), finte mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate provenienti dall’estero.
(Luigi Torriani)