Da quando è iniziata la Crisi gli sprechi di cibo degli italiani si stanno riducendo. Ma quello dello spreco alimentare continua ad essere un problema enorme, riassumibile in un dato: riducendo anche solo del 10% gli sprechi alimentari in Italia si potrebbero tranquillamente imbandire le tavole dei 3,7 milioni di italiani che nel 2012 sono stati costretti a rivolgersi alle associazioni perché non in grado di sostenere economicamente la spesa alimentare quotidiana.
Secondo l’indagine Coldiretti su dati Agea sono dunque 3,7 milioni (tra cui 379.799 bambini tra 0 e 5 anni e 508.451 anziani di oltre 65 anni) gli italiani in stato di grave indigenza che hanno fruito nel 2012 di pasti in mensa gratuiti. Precisamente: 3.686.942 italiani, ovvero circa 300.000 in più rispetto al 2011. E già nel 2011 c’era stato il record di pasti distribuiti gratuitamente ai poveri dalle associazioni cattoliche (15 milioni di pasti). L’incremento generale negli ultimi due anni è stato di 923.563 poveri in più, passando dai 2.763.379 indigenti del 2010 ai 3.380.220 nel luglio 2011, fino alla cifra attuale di quasi 3,7 milioni. Nell’Italia settentrionale il numero dei indigenti cresce tra il 2010 ed il 2012 di 189.103 persone (si passa dai 797.939 indigenti del 2010 ai 987.042 indigenti del 2012). Gli aumenti più pesanti si registrano in Friuli, Liguria ed Emilia Romagna, i più bassi in Valle d’Aosta. Nell’Italia centrale il numero degli indigenti cresce tra il 2010 ed il 2012 di 132.564 persone, passando dai 537.068 indigenti del 2010 ai 669.632 indigenti del 2012. Le maggiori criticità si registrano nel Lazio (unico valore regionale del Centro Italia superiore alla media nazionale), mentre si “salva” la Toscana. Nel Sud Italia il numero degli indigenti cresce tra il 2010 ed il 2012 di 416.135 persone, passando dai 931.571 indigenti del 2010 al 1.347.706 indigenti del 2012. Gravissima in particolare la situazione della Campania (da 509.928 a 795.966 indigenti), un po’ meglio Puglia e Basilicata. Nell’Italia insulare il numero degli indigenti assistiti sale tra il 2010 ed il 2012 di 187.771 persone (dai 496.771 indigenti del 2010 ai 682.562 indigenti assistiti del 2012). In Sicilia l’incremento è drammatico (da 408.517 a 601.462 indigenti), mentre in Sardegna non ci sono variazioni significative.
Sono numeri impressionanti che fotografano una situazione drammatica e sempre più difficile da contrastare. Ma certamente qualcosa può essere fatto, e deve essere fatto al più presto, sul fronte degli sprechi alimentari. Secondo i dati della Coldiretti nel 2012 due italiani su 3 (65%) nel 2012 hanno ridotto o annullato lo spreco di cibo, il 67% facendo la spesa in modo più oculato, il 59% utilizzando gli avanzi per il pasto successivo, il 40%riducendo le dosi acquistate e il 38% guardando con più attenzione alla data di scadenza. La Crisi tende dunque a ridurre gli sprechi, ma attenzione: anche nel 2012 gli sprechi alimentari in Italia restano sopra i dieci milioni di tonnellate di cibo sprecato (per un valore annuo intorno ai 30 miliardi di euro).
Di quali sprechi parliamo? Parliamo di sprechi lungo tutta la filiera alimentare, dal campo alla tavola: sprechi a monte della filiera(il 25% della frutta e verdura rischia di finire nella spazzatura per eccessiva maturazione dal campo alla tavola, una parte di frutta e verdura viene lasciata nei campi, e poi ci sono situazioni sciagurate come lo sciopero dei tir del gennaio 2012 che ha causato lo spreco di 100.000 tonnellate di cibo); sprechi a valle della filiera (acquisti in eccesso, prodotti scaduti o andati a male, offerte speciali acquistate in eccedenza, prodotti acquistati come novità ma non soddisfacenti, prodotti acquistati ma rivelatisi poi pleonastici). Gli italiani sprecano mediamente il 17% dei prodotti ortofrutticoli acquistati, il 15% di pesce, il 28% di pasta e pane, il 29% di uova, il 30% di carne e il 32% di latticini., e in media l’Italia spreca il 25% del cibo che produce, Un primo passo per uscire da questa situazione (che porterebbe, come si è detto, a trovare il cibo sufficiente per i 3,7 milioni di poveri italiani tagliando soltanto il 10% degli sprechi) un primo passo è quello di convertirsi a una qualche forma di cucina salva avanzi, magari con l’aiuto di un buon libro (un buon titolo, tra i più recenti, è “Ecocucina. Azzerare gli sprechi, risparmiare ed essere felici” di Lisa Casali, editore Gribaudo, euro 14,90).
(Luigi Torriani)