Il grande scandalo dei vini in polvere viene finalmente affrontato dall’Unione Europea. Il Commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos ha informato tutti gli Stati membri che gli pseudo vini in polvere (i cosiddetti “wine kit”), così come sono commercializzati allo stato attuale, violano le norme europee in maniera di etichettatura nel settore vitivinicolo. Dovrebbe essere – si spera – l’inizio della fine per questo colossale raggiro ai danni dei (veri) produttori vinicoli e dei consumatori.
Lo scandalo, in sintesi, è questo: negli ultimi anni si stanno diffondendo sempre di più in Europa degli wine kit contenenti un liquido (mosto concentrato) e diversi tipi di polveri (il lievito necessario per la fermentazione, la bentonite per la chiarificazione del vino, il metabisolfito di potassio, il sorbato di potassio come antifermentativo e il liquido chiarificatore, e talvolta anche segatura per dare un sentore di legno); mescolando il liquido e le polveri e seguendo le istruzioni si ottengono, in circa 5 giorni, 30 bottiglie di “vino”. Il problema è che non ci si limita a questa operazione di dubbio gusto: si promette anche di realizzare con questo metodo i grandi vini del Made in Italy, con tanto di etichette con nome e simboli inserite nel kit per essere incollate sulle bottiglie una volta realizzato il “vino” (mischiando le polveri e seguendo il procedimento si otterrebbero, per esempio, bottiglie di Chianti, di Primitivo, di Frascati, di Valpolicella, di Gewurztraminer, di Lambrusco, di Barolo, di Montepulciano).
Leader europeo del settore è un’azienda della Svezia (Paese che fa parte dell’Unione Europea): uno stabilimento a Lindome, vicino a Goteborg, che produce e distribuisce in tutta Europa oltre 140.000 wine kit all’anno, dai quali si ottengono 4,2 milioni di bottiglie (la società si chiama Vinland e vende il vino in polvere con i marchi “Cantina” e “Doc’s”). Di recente l’inviato di Striscia la Notizia Jimmy Ghione si è recato in una rivendita svedese di wine kit documentando il tutto (qui il servizio, in cui si smascherano tra l’altro situazioni veramente grottesche, come l’esistenza di un “Chianti bianco” [sic] in polvere, e l’esistenza di preparati per Amaretto e Sambuca che promettono di ottenere i liquori in questione aggiungendo vodka al preparato!).
Ma forse qualcosa sta cambiando o è destinata a cambiare a breve. In risposta a un’interrogazione parlamentare, il Commissario europea all’Agricoltura Dacian Ciolos ha dichiarato che “la Commissione è stata informata delle pratiche commerciali a cui si fa riferimento nell’interrogazione e, durante l’ultima riunione del Comitato di gestione dell’OCM unica, ha provveduto a informare le delegazioni degli Stati membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. La Commissione ha precisato che i prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (DOP) o un’indicazione geografica protetta (IGP), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome. Gli Stati membri devono adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire l’uso illecito del nome di una DOP o di un’IGP ritirando dal mercato tali prodotti”. Forse non sarà la fine dei vini in polvere ma quantomeno non si potrà più scrivere Chianti (“bianco” tra l’altro…) sulla bottiglia.
(Luigi Torriani)