In occasione della Giornata Mondiale del Risparmio (31 ottobre) Coldiretti e Swg hanno diffuso i risultati di un’indagine sui tagli alla spesa delle famiglie italiane. Vediamo la classifica dei tagli (quali beni sono stati tagliati di più, quali di meno), e vediamo in che misura sono state tagliate le spese alimentari rispetto alle altre voci di spesa.
Partiamo dai dati generali: nel 2012 il 51% degli italiani non ha portato avanti alcuna forma di risparmio per il semplice fatto che aveva e continua ad avere un reddito che è appena sufficiente per pagare le spese correnti; l’8% degli italiani addirittura fa fatica (o non riesce) a sostenere le spese correnti (ricordiamo che l’anno scorso c’è stato il record di pasti distribuiti gratuitamente ai poveri dalla Chiesa cattolica); l’1% degli italiani continua a concedersi gli stessi lussi che si concedeva prima dell’inizio della Crisi (ma il numero di questi “fortunati” è in continuo calo, se si pensa che il 2012 ha fatto segnare il minimo storico nelle vendite di caviale e di champagne); il restante 40% degli italiani è in grado di sostenere la Crisi senza soverchi “drammi”, ma per far quadrare i conti è costretto a risparmiare su diverse voci di spesa.
Questa la classifica delle voci di spesa più tagliate dalle famiglie italiane: al primo posto abbigliamento e accessori (su cui hanno tagliato le spese il 53% degli italiani); poi viaggi e vacanze (ridotti dal 51% degli italiani); bar, discoteche e ristoranti (ridotti dal 48% degli italiani); acquisto di nuove tecnologie (spesa ridotta dal 42% degli italiani); spese per ristrutturare la casa (ridotte dal 40% degli italiani); spese per auto e moto (ridotte dal 38% degli italiani); spese per l’arredamento (ridotte dal 38% degli italiani); spese per prodotti e attività culturali (ridotte dal 37% degli italiani); spesa alimentare (ridotta dal 17% degli italiani); spese per i figli (ridotte dal 9% degli italiani).
La spesa alimentare è dunque – dopo le spese per i figli – la voce di spesa meno tagliata dalle famiglie italiane. Ma il dato è ovviamente relativo, nel senso che il settore alimentare ha anch’esso subito pesantemente le conseguenze della Crisi: tra il 2008 e il 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro, con un ulteriore peggioramento nel 2012, e con l’imminente aumento delle aliquote iva che andrà ad alzare ulteriormente i prezzi (gli alimentari in Italia già oggi costano il 6% in più della media Ue) spingendo molte famiglie a lesinare ancora di più negli acquisti (mentre già da tempo stanno crollando gli acquisti d’impulso e stanno crescendo i fenomeni della spesa lunga e della spola tra i negozi, con un crescente successo della spesa al risparmio nei discount). D’altronde non è un mistero che l’agroalimentare italiano in questi anni di Crisi è praticamente tenuto in piedi dalle esportazioni…
(Luigi Torriani)