Certamente il settore alimentare non esce indenne dalla Crisi epocale che stiamo vivendo, come mostrano i dati Coop – Coldiretti sui consumi alimentari 2012 e – più in generale – l’indagine Fipe sull’andamento dei consumi alimentari in Italia nel quinquennio 2008-2012. Ma c’è un rovescio della medaglia: il grande recupero della pastasciutta, classico piatto low cost e storica gloria della gastronomia tricolore, che cresce sia nell’export che sul mercato interno.
L’Italia è la patria della pastasciutta, ed è tuttora leader mondiale nella produzione di pasta, con 3,3 milioni di tonnellate all’anno (davanti agli Stati Uniti con 2 milioni di tonnellate, al Brasile con 1,3 milioni di tonnellate e alla Russia con 858.000 tonnellate). Di tutti i piatti di pasta consumati nel mondo uno su quattro è prodotto in Italia. Gli italiani sono poi i primi consumatori mondiali di pastasciutta, con 1,5 milioni di tonnellate all’anno (per un controvalore di 2,8 miliardi di euro) e con una media di circa 26 chili per persona (al secondo posto il Venezuela, con 13 chili all’anno a testa, al terzo posto la Tunisia, con 12 chili all’anno a testa). Gli italiano consumano il triplo della pastasciutta consumata da uno statunitense, da un greco e da un francese, il quintuplo della pastasciutta consumata da un tedesco e da uno spagnolo e fino a sedici volte la pastasciutta consumata da un giapponese (dati Coldiretti).
E la Crisi non solo non sta intaccando le vendite ma le sta favorendo, con un andamento anticiclico favorito certamente dal costo relativamente contenuto della pastasciutta. Un primo dato (dati Coldiretti diffusi in occasione del World pasta Day) riguarda l’export, che cresce del 7% in valore nei primi nove mesi del 2012, con una crescita addirittura del 110% in Cina (dove stanno crescendo esponenzialmente tutti i grandi prodotti italiani, con lo spumante a +235%!) e con un’ottima tenuta nei più importanti mercati di sbocco (che sono, nell’ordine: Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone). Fin qui siamo comunque su numeri in linea con l’andamento generale dell’agroalimentare italiano, che è ormai praticamente tenuto in piedi dall’aumento delle esportazioni, in continua crescita e trainate in particolare dai vini, dai formaggi e dai salumi.
Il dato più interessante è che nel caso della pasta all’aumento dell’export si accompagna una crescita – decisamente in controtendenza – anche dei consumi interni. Mentre sul mercato interno italiano, piegato dalla Crisi e dalla drastica riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, crollano i consumi di carne (specialmente i filetti e i tagli pregiati), di vino (-50% negli ultimi dieci anni), di frutta e verdura (-22% negli ultimi dieci anni), e le vendite di caviale e di champagne sono al minimo storico (e scendono in generale i consumi alimentari), le vendite di pasta in Italia sono uscite indenni dal tracollo generale dei consumi che c’è stato negli ultimi anni e addirittura sono aumentate del 4% nei primi nove mesi del 2012. Ed è una grande novità di quest’anno la prima pasta al 100% italiana dal campo alla tavola. Non tutti piangono per la Crisi…
(Luigi Torriani)