I dati Istat per i primi otto mesi del 2012 parlano chiaro: i discount hanno un andamento del tutto anticiclico rispetto alla Crisi, e sul mercato italiano continuano a crescere. Anche nella spesa alimentare il fattore prezzo è ormai il primo elemento all’attenzione delle famiglie italiane.
Il recente studio Fipe sull’andamento dei consumi alimentari in Italia nel quinquennio 2008-2012 (cioè da quando è iniziata la Crisi) segnala un dato generale già di per sé eloquente: tra il 2008 e il 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro (al netto della dinamica dei prezzi). E la recente indagine Coop Italia – Coldiretti sul cambiamento dei consumi alimentari in Italia nel 2012 mostra un ulteriore aggravarsi della Crisi nell’ultimo anno, con una crescente attenzione alla spesa anche da parte delle famiglie più benestante (nel 2012 sono letteralmente crollati i consumi di caviale e di champagne). Ci sono poi delle situazioni critiche di più lunga durata, come quelle del vino (consumi dimezzati sul mercato interno italiano negli ultimi dieci anni) e della frutta e verdura (-22% nelle vendite tra il 2000 e il 2010).
In questo contesto l’agroalimentare italiano è ormai praticamente tenuto in piedi dalle esportazioni, che continuano a crescere soprattutto per vini, formaggi e salumi. Nel frattempo sul mercato italiano crollano gli acquisti d’impulso e aumentano la cosiddetta spesa lunga e la spola tra i negozi. In parole semplici: il prezzo (il più possibile basso) è oggi il primo fattore-guida della spesa alimentare delle famiglie italiane (con una eccezione: i cibi biologici, che sono in continua crescita nonostante il prezzo non propriamente stracciato). Aumentano quindi sia gli acquisti diretti dal produttore (in particolare nei mercati di Campagna Amica) sia gli acquisti nei discount, dove la qualità del prodotto è decisamente più bassa ma dal punto di vista dei prezzi non c’è concorrenza all’altezza.
Già i dati 2011 parlavano chiaro, segnalando per i discount un +25% nel giro di clienti e un +2,9% nelle vendite (confronto con il 2010). I primi dati 2012 segnalavano una crescita ulteriore del 4,6%, mentre i dati Istat per i primi otto mesi del 2012 sono più contenuti ma parlano comunque di un +1,7% di vendite dei discount rispetto ai primi otto mesi del 2011. Nel frattempo (sempre nei primi otto mesi del 2012 rispetto ai primi otto mesi del 2011) la spesa alimentare nei piccoli negozi scende del 2,3%. Certamente non si tratta di una bella notizia per chi guarda alla qualità dei prodotti, ma è d’obbligo ricordare un dato: mentre il potere d’acquisto delle famiglie italiane è in picchiata, tuttora gli alimentari in Italia costano il 6% in più della media Ue. E a breve l’aumento dell’Iva avrà un impatto di ulteriori 500 milioni di euro annui sulla spesa alimentare degli italiani.
(Luigi Torriani)