Sono i vini, insieme a formaggi e salumi, a trainare l’export agroalimentare italiano. Con numeri in continua crescita in particolare per gli spumanti. Ma all’aumento delle esportazioni si accompagna – ahimè – un calo sempre più preoccupante dei consumi interni…
I vini italiani sono i vini più bevuti nel mondo, e sono in continua crescita sul fronte delle esportazioni. Nel 2011 l’export enologico ha superato la cifra record di 4,4 miliardi di euro, seguita da un lieve calo nei primi mesi del 2012 (ma con un +32% sul mercato cinese nel primo trimestre 2012). Gli spumanti, addirittura, nel 2011 sono cresciuti in Cina del 235% e negli Stati Uniti hanno finalmente ottenuto una protezione legislativa contro l’italian sounding.
Non stupiscono dunque i numeri dell’export di spumanti italiani relativi al 2012, diffusi in questi giorni dall’Ovse (Osservatorio vini spumanti effervescenti). Nei primi 6 mesi dell’anno c’è stato un incremento delle esportazioni in volume (confronto con i primi 6 mesi del 2011) pari al 6,6%, che su base annua significa (stima Ovse) una crescita in volume di circa 18,480 milioni di bottiglie, ovvero un incremento del giro d’affari di circa 175 milioni di euro (totale fatturato estero stimato per il 2012: 2,2 miliardi di euro, con circa 300 milioni di bottiglie di spumante esportate). Inoltre per il 2012 l’Ovse stima sui mercati esteri un +9,2% in valore per quanto riguarda il giro degli spumanti italiani nel canale dei punti vendita al consumo (bar, distribuzione, grossisti, ristoranti, enoteche).
I principali mercati di sbocco degli spumanti italiani sono e restano la Germania (dove l’export di spumanti italiani cresce in valore del 6%, mentre lo champagne ha perso il 24%) e la Gran Bretagna. Ma anche su altri fronti la situazione si fa sempre più interessante. In particolare: in Russia (l’area ex Urss è ad oggi il terzo mercato mondiale per gli spumanti, e i consumi nell’ultimo anno sono cresciuti dell’8% con un incremento dei valori del 2%); Giappone e Estremo Oriente (+11% in volume, +20% in valore); il Sud America (non solo Brasile e Argentina, ma anche Bolivia e Colombia, dove Moscato e Prosecco nel 2012 stanno crescendo al ritmo del +10% al mese).
Veniamo ora alle note dolenti. Di certo nel settore vinicolo italiano i problemi non mancano, dalla questione della semplificazione burocratica al problema della liberalizzazione dei vigneti alle polemiche su vino biologico e solfiti fino ai numeri da record negativo della vendemmia 2012. Ma quello che più preoccupa è il continuo calo dei consumi interni. Le vendite di vino in Italia si sono praticamente dimezzate negli ultimi dieci anni, e nel primo semestre del 2012 il calo nei consumi interni di spumante è di 4,5 milioni di bottiglie, che significa -36 milioni di euro di giro d’affari. Una situazione che il fondatore di Ovse Giampietro Comolli riassume lapidariamente in questi termini: “se non ci fosse l’export, il mercato dei vini e spumanti italiani sarebbe in grave decrescita. Oggi il settore vinicolo italiano è tenuto in piedi dalle esportazioni“.
(Luigi Torriani)