Nell’ultimo anno le importazioni di alcolici dall’Europa dell’Est sono aumentate esponenzialmente (fino a dieci volte in più rispetto ai volumi importati nel 2011). Un fenomeno che pone non solo problemi economici ma anche problemi di sicurezza alimentare, in particolare il rischio di metanolo.
Si parla – per il 2012 – di un import di alcolici dalla Repubblica Ceca che è cresciuto di cinque volte, mentre gli arrivi da Polonia, Romania e Bulgaria sono aumentati addirittura di dieci volte (dati Coldiretti, confronto tra il primo semestre del 2012 e il primo semestre del 2011).
Numeri impressionanti, che tuttavia non stupiscono. Tutto l’agroalimentare italiano sta vivendo negli ultimi anni una vera e propria invasione di materie prime e di prodotti di importazione (peraltro anche i grandi marchi dell’agroalimentare italiano sono ormai quasi tutti di proprietà straniera…). È così per esempio per l’olio: gli oli che compriamo in negozi e supermercati sembrano sempre dei prodotti Made in Italy (e qui – come altrove – c’è un serio problema di trasparenza delle indicazioni in etichetta); poi si guardano i dati e si scopre che l’Italia è il massimo importatore mondiale di olio di oliva, e che le importazioni di olio negli ultimi vent’anni sono a +163%. è così anche per i prosciutti: tre su quattro sono ottenuti da maiali allevati all’estero. È così per i funghi, con le importazioni dalla Cina che nel 2011 sono cresciute addirittura del 317%. è così per latte e formaggi: almeno il 50% del latte è di importazione. È così per pomodori e derivati: almeno il 15%, anche se ha marchio italiano, è di provenienza cinese. E la situazione non cambia se parliamo di alcolici, con i dati sull’import dall’Europa dell’est che abbiamo appena ricordato.
I problemi determinati da questo fenomeno (legato evidentemente alla volontà di aziende e negozi italiane di risparmiare acquistando prodotti meno costosi di quelli realizzati in Italia) sono certamente economici (per esempio il falso extravergine italiano fa crollare i prezzi di quello vero) ma anche di sicurezza alimentare, dalle muffe e frodi negli olii di importazione alle mozzarelle blu prodotte con latte straniero (oltre a veri e propri scandali come quello del pecorino rumeno finanziato con soldi pubblici…).
Lo stesso discorso vale per gli alcolici, con un aumento del pericolo metanolo. Il metanolo è una sostanza che è una componente naturale del vino in misura compresa tra gli 0,6 e gli 0,15 ml su 100 ml di alcol etilico, ma che viene talvolta ulteriormente aggiunta all’alcolico per aumentarne la gradazione e il valore di mercato risparmiando sui costi. Il che determina però dei seri rischi per la salute del consumatore (assunto oltre i 25 ml il metanolo provoca cecità, coma e morte), come mostra lo scandalo tutto italiano del 1986 del vino al metanolo (23 morti).
Soltanto il mese scorso c’è stato il caso della vodka al metanolo in Repubblica Ceca (19 morti, 24 ricoverati in ospedale). E nei giorni scorsi i Carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazioni) di Milano hanno sequestrato oltre una tonnellata e mezza di alimenti di vario genere, pericolosi per la salute pubblica e in cattivo stato di conservazione, provenienti dai Paesi dell’Est europeo, tra cui anche un distillato alcolico ad alta gradazione. Il rischio metanolo è concreto se si pensa che nei primi soli sei mesi del 2012 l’Italia ha importato dall’Europa dell’est 2,8 milioni di chili tra vodka, acquaviti e altri liquori. Non sempre l’erba del vicino è più verde, di certo costa meno, in barba alla salute dei consumatori…
(Luigi Torriani)