L’agricoltura italiana ha molti problemi, uno dei quali – in prospettiva il più grave – è la carenza di terreni, legata sia alla crescente cementificazione sia al fatto che lo Stato italiano dispone di 338.000 ettari di terreno ad uso agricolo al momento del tutto inutilizzati. Quest’ultimo problema si risolve semplicemente vendendo i terreni agricoli di proprietà dello stato (e vendendoli si ricaverebbero 6,22 miliardi di euro e si creerebbero fino a 43.000 nuovi posti di lavoro). Al primo problema il governo Monti ha risposto con il dddl anticementificazione. Vediamo di che si tratta.
Il 14 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare (su proposta dei Ministri delle Politiche agricole alimentari e forestali, dei Beni culturali e dello Sviluppo economico) il cosiddetto “ddl anticementificazione”, cioè un nuovo disegno di legge che punta a limitare la cementificazione dei terreni agricoli (intendendo con “terreni agricoli” non solo i terreni su cui di fatto oggi si pratica l’agricoltura ma in generale tutti i terreni che in base alle norme urbanistiche attualmente in vigore hanno destinazione agricola, siano o non siano al momento utilizzati a questo scopo).
Il disegno di legge prevede, in sintesi, questo: si introduce un sistema che determina l’estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale, quota che viene poi distribuita in tutto il Paese ripartendola tra le Regioni (le quali, aloro volta, la distribuiscono tra tutti i Comuni); si stabilisce il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di fondi comunitari (in tal caso le ssuperfici restano vincolate all’uso agricolo per cinque anni, e quindi per almeno cinque anni non sono edificabili); si creano incentivi per il recupero del patrimonio edilizio rurale (si favoriscono cioè le attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici rurali già esistenti, scoraggiando quindi la costruzione di nuovi edifici); si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole in cui i Comuni interessati (i Comuni i cui strumenti urbanistici non prevedono l’aumento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite fissato), possono chiedere di essere inseriti; s<i abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità (che è il concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione) e siano destinati anche alla copertura delle spese correnti da parte dell’Ente locale.
Questo il commento del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania: “grazie alle misure contenute nel disegno di legge contro il consumo del suolo, approvato dal Consiglio dei Ministri, facciamo un decisivo passo in avanti per raggiungere l’obiettivo di limitare la cementificazione sui terreni agricoli, in modo da porre fine a un trend pericoloso per il Paese. Questo provvedimento tocca temi molto sensibili, come l’uso del territorio e la sua corretta gestione, ma coinvolge anche la vita delle imprese agricole e l’aspetto paesaggistico dell’Italia. Riguarda il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per questo Paese, anche negli anni a venire“
(Luigi Torriani)