Il Parlamento europeo ha bocciato ufficialmente l’etichetta facoltativa “no ogm” per la carne. Nessuno potrà fare riferimento in etichetta alla presenza o assenza di organismi geneticamente modificati. Una sconfitta non solo per i nemici degli ogm ma anche per tutti coloro che hanno a cuore i diritti dei consumatori e la trasparenza delle informazioni.
Il mercato degli ogm sta attraversando una pesantissima crisi sui mercati europei (parallela al successo crescente del biologico), ma continua a godere di importante protezioni politiche. A marzo il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha aperto allo sviluppo di coltivazioni ogm in Italia, e ora arriva la decisione incredibile del Parlamento Europeo.
Con una ristretta maggioranza (per otto voti) il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato un emendamento che modifica, a decorrere dal 1° gennaio 2014, l’attuale sistema regolato sulla base del Reg. (CE) n. 1760/2000 del 17 luglio 2000. In pratica si elimina l’etichetta facoltativa “no ogm” per la carne, cioè si toglie la possibilità (che era stata introdotta dodici anni fa) di indicare sull’etichetta delle carni bovine l’assenza di ogm.
Un danno enorme per gli allevatori di carne ogm free e un inganno per in consumatori (che già devono fare i conti con abnormi problemi di chiarezza delle etichette alimentari, dal pesce al pomodoro all’olio) che viene commentato in questi termini dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori): “la cancellazione dell’etichettatura facoltativa delle carni bovine una sconfitta per i consumatori europei che vogliono sapere cosa mettono nel piatto e per gli allevatori, prima di tutto italiani, che lavorano sulla qualità e l’eccellenza. Creata negli anni Duemila in corrispondenza con lo scoppio dell’epidemia di ‘mucca pazza’, il sistema dell’etichettatura facoltativa, fondato e gestito dai produttori, è diventato essenziale in questi anni per garantire al 100% le scelte dei consumatori, informandoli correttamente non solo sull’origine della carne, ma fornendo loro altre informazioni utili per un acquisto consapevole e trasparente: la razza e l’età del bovino, il mangime utilizzato, tutte le fasi della filiera dall’allevamento al macello al punto vendita. Anche per i nostri allevatori è sempre stato uno strumento in più per qualificare la produzione bovina made in Italy, mentre adesso la Ue compie un grave passo indietro, premiando chi preferisce poche e anonime informazioni. Non è bastato il pressing degli europarlamentari italiani, primo fra tutti il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro. Ora il governo si impegni perché venga ripristinata una normativa che è indispensabile per tutelare non solo i cittadini, ma anche i nostri allevamenti doc”.
Per la Coldiretti si tratta di un “fatto gravissimo”, che avrà ripercussioni soprattutto sull’Italia, Paese “all’avanguardia nell’etichettatura facoltativa della carne, su cui molti operatori hanno investito con successo al fine di fornire informazioni utili quali la razza e il sesso dell’animale, l’alimentazione usata e l’età del bovino verso le quali i consumatori mostrano interesse ai fini di un acquisto consapevole e trasparente”.
(Luigi Torriani)