L’estate 2012 è stata l’estate nera del turismo in Italia. Tutte le tipologie di strutture ricettive hanno perso qualcosa. Ma gli agriturismi, in questo contesto drammatico, mostrano una relativa tenuta di fronte alla Crisi.
La situazione è tale che il presidente della Fipe Lino Stoppani ha parlato dell’ “estate più fiacca degli ultimi quindici anni”, ha amaramente ironizzato chiedendosi “come si possa ancora parlare di giornate da ‘bollino nero’ sulle strade se a mettersi in viaggio sono ormai pochissime persone”, e ha parlato addirittura di un “ritorno ai flussi turistici e ai modelli di vacanza degli anni Settanta”.
Tengono (relativamente) soltanto il turismo enogastronomico (grazie ai non italiani) e le soluzioni imprenditoriali più innovative. In un contesto nel quale gli agriturismi perdono qualcosa ma decisamente meno rispetto alle altre strutture ricettive. Questi, in sintesi, i dati per l’estate 2012 (elaborazione di Agriturist su dati dell’Osservatorio nazionale del turismo): nei villaggi turistici le prenotazioni sono calate del 19,8% (rispetto all’estate 2011); nei campeggi dell’8,4%; nei ristoranti del 75; negli alberghi del 6,1%; negli agriturismi del 3,7%. La flessione degli agriturismi dunque c’è stata, ma tutto sommato contenuta rispetto all’andazzo generale. Tutto dipende da se si vuol vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.
Vedono il bicchiere mezzo pieno alla Coldiretti, con questo comunicato stampa: “con un totale di circa 5 milioni di pernottamenti nell’estate 2012 tiene l’agriturismo. La necessità di ottimizzare il rapporto prezzo/qualità e la scelta di trascorrere le vacanze non lontano da casa ha favorito l’agriturismo rispetto alle altre forme di alloggio come l’albergo”. Vedono il bicchiere mezzo vuoto a Confagricoltura, con questa dichiarazione del presidente di Agriturist Vittore Brancaccio: “la difficile congiuntura economica sta comprimendo anche la domanda enogastronomica: gli ospiti sono diminuiti e aumentano quelli che cercano di spendere il meno possibile per i pasti e l’acquisto di prodotti tipici, per molti agriturismi aspetto più qualificato e redditizio dell’offerta. Senza interventi incisivi del Governo per sostenere i redditi delle famiglie, si rischia un grave ridimensionamento dell’occupazione e conseguenze sulla tenuta economica delle oltre 21.000 imprese agricole impegnate nell’agriturismo”.
In Italia gli agriturismi sono più diffusi nel Nord del Paese, dove si trova il 45,3 per cento delle aziende agrituristiche italiane. Seguono il Centro (34,1 per cento) e il Meridione (20,6 per cento). Toscana e Alto Adige, con 4074 e 2990 aziende, sono le regioni con più agriturismi. Seguono Lombardia, Veneto, Umbria, Emilia-Romagna e Piemonte (ciascuna con oltre 1.000 aziende agrituristiche), poi Campania, Lazio, Sardegna e Marche (ognuna con oltre 700 agriturismi).
(Luigi Torriani)