Gli energy drink sono sempre più discussi dal punto di vista dell’impatto sulla salute. Ma dal punto di vista delle vendite sono in continua crescita. Soprattutto negli Stati Uniti, dove per la prima volta superano nelle vendite (in valore) la vendite di bottiglie d’acqua.
I dati si riferiscono al periodo aprile 2011-aprile 2012. Sono stati rilevati (mettendo a confronto i principali canali di vendita al dettaglio degli Stati Uniti) dalla rivista Beverage Industry, e ripresi in Italia dal portale Beverfood. Le analisi di mercato di Beverage Industry parlano chiaro: per la prima volta negli Usa le vendite di bevande energetiche superano in valore le vendite di bottiglie d’acqua. Questo nonostante la vendita di acqua confezionata sia cresciuta del 4% (nel periodo di riferimento) arrivando a un fatturato di 7,2 miliardi di dollari. Gli energy drinks, crescendo addirittura del 18%, arrivano a un fatturato di quasi 8 miliardi superando l’acqua. E nel frattempo crescono anche (+7%) gli integratori e le bevande per sportivi (fatturato di 4,1 miliardi), mentre le classiche bevande gassate (con in testa la Coca Cola) restano stabili alla ragguardevole cifra di 18,3 miliardi.
Cosa sono gli energy drinks? Gli energy drink sono bevande analcoliche che contengono zuccheri in grande quantità (quindi favoriscono, come tutte le tradizionali bevande zuccherate, il rischio di obesità) e che vengono arricchite con sostanze stimolanti. Prima di tutto la caffeina, ma in genere anche altre sostanze come Taurina, guaranà, ginseng, glucoronolattone, niacina. Gli energy drink contengono in genere fino al 300% in più di caffeina rispetto a bevande come la Coca Cola, e superano anche di sei volte e oltre la quantità di caffeina contenuta in una normale tazzina di caffè espresso (un espresso ha circa 80 milligrammi di caffeina, una lattina di energy drink ne ha spesso oltre 500 milligrammi). Evidenti i rischi per la salute connessi sia all’eccesso di zuccheri sia all’eccesso di caffeina e di altre sostanze stimolanti che ne potenziano l’effetto, portando ad alterazioni del ritmo cardiaco (che ne sconsigliano quindi il consumo se non altro alle persone a rischio cardiovascolare), a possibili alterazioni della funzionalità renale e a disidratazione (la caffeina ha un forte effetto diuretico). Il diffuso uso contemporaneo di energy drink e alcool aumenta ulteriormente i rischi cardiaci, e favorisce cefalea, vomito, disequilibrio, forte disidratazione, e sottovalutazione del pericolo di mettersi alla guida in stato di ebbrezza. Leader di settore sono Red Bull al primo posto (quasi il 40% di quota di mercato) e Monster Energy al secondo posto.
La situazione italiana. Al momento in Italia è impensabile un sorpasso degli energy drink sull’acqua in bottiglia, sia per un maggior salutismo degli europei in generale rispetto agli americani (non a caso in Europa gli Ogm non sono mai decollati, e il biologico vende molto bene…), sia perché l’Italia è il primo consumatore europeo di acqua in bottiglia (196 litri per abitante nel 2011) ed è il terzo consumatore al mondo dietro Arabia Saudita e Messico (il che – si noti en passant – rende davvero singolare l’opposizione referendaria degli italiani alla privatizzazione delle reti idriche…).
Qualcosa tuttavia sta cambiando anche nel nostro Paese, dove i consumi di frutta e verdura sono al minimo storico, e gli energy drink, le bevande zuccherate e gassate e i junk food (“cibo spazzatura”) sono in continua crescita tra i giovani, abbinati a un crescente abuso di alcolici e al crescente ricorso – complice la crisi – a forme di spesa ddi scarsa qualità giocate tutto sul criterio del risparmio (donde il successo anticiclico dei discount negli ultimi mesi). Da qui (e ovviamente anche dalla volontà di fare cassa in tempi di conti pubblici disastrosi…) è partita l’idea di introdurre nuove tasse (le cosiddette “fat tax”) sui junk food e sulle bevande zuccherate e gassate, provocando l’ira degli operatori di settore. Nel frattempo il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare è intervenuto per mettere in guardia dai rischi per la salute connessi al consumo di energy drink.
(Luigi Torriani)
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