I dati Istat completi sulla spesa alimentare 2011 segnalavano una relativa tenuta dell’agroalimentare rispetto ad altre voci di spesa, ma anche una crescente tendenza degli italiani a risparmiare su qualità e quantità (in concomitanza, peraltro, con un aumento dei prezzi). Vediamo ora quali sono le tendenze della spesa alimentare nei primi cinque mesi del 2012 (elaborazione Coldiretti/Swg su dati Istat).
Il dato generale parla di una sostanziale tenuta dell’alimentare (+0,2%). Crescono Gdo (+1,9%) e discount (+1,2%), mentre scendono ulteriormente i piccoli negozi (-2,5%). Crescono enormemente (+50%) gli italiani che scelgono prodotti scontati e in offerta. La top five dei prodotti alimentari maggiormente in promozione nei primi cinque mesi del 2012 (con uno sconto medio che oscilla tra il 30 e il 35 per cento) vede in testa l’olio di oliva (55% delle vendite effettuate in sconto), seguito da succhi di frutta (43%), vini tipici (40%), pasta (36%), e conserve di pomodoro (32%).
Crescono anche – enormemente – gli acquisti effettuati direttamente dal produttore (+23%), in particolare nella rete di agricoltori di Campagna Amica, che ha attratto oltre 9 milioni di acquirenti nei primi mesi del 2012, offrendo la possibilità di risparmiare grazie al taglio delle intermediazioni e non della qualità dei prodotti. Un aspetto – quest’ultimo – che per il presidente della Coldiretti Sergio Marini è da leggersi come un’implicazione positiva della crisi: “la pressione della crisi economica spinge gli italiani a ponderare meglio la propria spesa e accanto alla ricerca attiva delle promozioni salgono gli acquisti di prodotti con alto valore intrinseco in termini di sicurezza, sostenibilità ambientale, eticità e anche sostegno economico all’economia locale del territorio”.
Un altro aspetto interessante, legato anch’esso alla crisi economica e alla necessità di risparmiare il più possibile, è che il 57% degli italiani dedica più tempo a fare la spesa. Circa la metà dei consumatori (49%) fa regolarmente la spola tra diversi punti vendita per confrontare i prezzi e scegliere di volta in volta quelli più convenienti, mentre per il 60% degli italiani è normale cambiare continuamente negozio, discount o supermercato in base al solo criterio mutevole del prezzo. Intanto crollano gli acquisti d’impulso, creando difficoltà continue a chi si occupa di marketing…
(Luigi Torriani)