È da anni che è in in corso in Europa una moria di api che mette a rischio non solo la produzione di miele ma anche la produzione agricola nel suo complesso (attraverso l’impollinazione le api sostengono la vita dell’84% delle piante, e del 75% di quelle di interesse alimentare). E da anni si discute sulle possibili cause e in particolare sul ruolo degli insetticidi neonicotinoidi, usati per la concia delle sementi di mais. Nel frattempo l’Unione Europea ha deciso di stanziare 3,2 milioni di euro per sostenere i 17 Stati membri nella realizzazione di studi per raccogliere informazioni sulle disastrose perdite nelle colonie di api.
Chi pensa all’apicoltura pensa al miele, a tutto un mercato che in Italia conta un milione e 100.000 alveari, 75.000 apicoltori, e un giro economico di circa 1.500 milioni di euro all’anno (ma anche al famoso mezzo milione di api che la Coldiretti ha regalato al Papa, e anche – ahimè – alla recente operazione Ape Maia-Bio che ha portato al sequestro di migliaia di confezioni di miele e propoli contaminati da farmaci tossici…). Ma l’impatto delle api sull’agricoltura è molto più ampio e profondo. L’84% delle colture europee necessita dell’impollinazione delle api, e <gran parte della produzione agricola dipende dall’impollinazione. Con una riduzione significativa degli insetti impollinatori si riducono anche drasticamente le rese agricole.
Da tempo è in corso in tutta Europa una moria delle api, che si è fatta drammatica negli ultimi dieci anni. Al momento la causa della moria su cui si è puntata di più l’attenzione è l’uso di alcuni insetticidi neonicotinoidi impiegati per la concia delle sementi di mais, ma l’attenzione è puntata anche su altri fattori, quali i cambianti climatici, il crescente inquinamento atmosferico, le cattive pratiche igienico-sanitarie nella cura degli alveari, l’uso improprio dei prodotti per la lotta alla varroa, la diffusione di nuove malattie quali il nosema ceranae.
Il problema fondamentale è considerato comunque quello degli agrofarmaci e in particolare degli insetticidi neonicotinoidi, che avrebbero un impatto devastante sulle api e che non servirebbero nemmeno per aumentare le produzioni agricole. I neonicotinoidi sono stati temporaneamente sospesi in Italia a partire dal 2008, e il Ministro della Salute Renato Balduzzi, il 26 giugno 2012, ha approvato la decisione della Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari, che si è espressa in favore della “proroga di sette mesi della sospensione cautelativa dell’autorizzazione all’impiego di sementi di mais trattate con prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive neonicotinoidi, tenuto conto di possibili effetti sulla salute delle api”.
La proroga di sette mesi serve per aspettare pareri definitivi da parte dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) sulle cause della moria di api e in particolare sul presunto legame causale tra neonicotinoidi e moria delle api. Spiega il ministro Balduzzi: “su una tematica così delicata è opportuno assumere decisioni armonizzate a livello comunitario e ispirate alla massima attenzione e cautela per tutelare l’importante patrimonio apistico e la rilevante coltura del mais. È bene che prevalga il principio di precauzione e quindi si mantenga il provvedimento di sospensione in attesa delle valutazioni conclusive dell’Efsa”.
Nel frattempo la Commissione europea ha stanziato 3,2 milioni di euro per sostenere 17 Stati membri nella realizzazione di studi per raccogliere informazioni sulle cause della moria delle api. Gli studi saranno co-finanziati dalla Commissione europea al tasso del 70% dei costi ammissibili per il periodo che va dal 1° aprile 2012 al 30 giugno 2013 per i seguenti Stati membri: Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Slovacca, Spagna, Svezia e Regno Unito. L’Italia ha ricevuto una dotazione finanziaria di 521.590 euro. “La Commissione”, afferma l’Esecutivo dell’Ue in un comunicato stampa, “ha seguito da vicino e coordinato l’approccio dell’Unione europea per la sorveglianza delle perdite delle colonie di api al fine di raccogliere dati affidabili e comparabili. L’obiettivo è quello di colmare il divario di conoscenze ed acquisire una migliore comprensione della portata del problema, così come le ragioni delle perdite delle colonie di api”.
Ma sono in molti a esprimere perplessità sulla situazione. Spiega Francesco Panella, presidente Unaapi (Unione nazionale apicoltori italiani): “dal 2002 al 2008 il calo della produzione nazionale di miele è arrivato progressivamente al 50%. Dopo la sospensione dei neonicotinoidi, nel 2008, siamo ritornati alle nostre produzioni. Oggi, nonostante la crisi, l’apicoltura è uno dei pochi settori dove le aziende stanno crescendo. Non capisco che studi ulteriori ci siano da fare”. “C’è poco da discutere su questi insetticidi”, commenta Vincenzo Girolami, docente di entomologia agraria all’Università di Padova, “servono solo ad aumentare il budget delle multinazionali e non le produzioni. Da quando sono stati sospesi per la concia del mais, la produzione del mais stesso è aumentata in modo incredibile. È da trent’anni che mi batto perché gli agricoltori siano abbastanza furbi da non usarli. Ora sul fattore della mortalità delle api interverrà l’Efsa, che la gente pensa sia un autorità europea indipendente, ma questo non mi lascia affatto tranquillo: metà dei miei colleghi ricercatori non sono veramente indipendenti ma sono in pratica pagati dalle multinazionali, tanto in Germania quanto in Inghilterra“. E il pm Raffaele Guariniello, della Procura della Repubblica di Torino, è intervenuto nella vicenda accusando la Bayer CropScience di Milano e la Syngenta Crop Protection Italia (ditte produttrici, tra le altre cose, degli insettiidi) di “diffusione di malattie degli animali pericolose per il patrimonio zootecnico e per l’economia nazionale”.
(Luigi Torriani)