In un momento difficilissimo per il settore ittico italiano, nasce il primo Consorzio del tonno rosso Made in Italy. Un modo per valorizzare e per promuovere un prodotto di eccellenza, sempre più raro, pregiato e costoso.
I problemi della pesca in Italia sono molti e di vario genere. Uno di questi è la crescita dei costi per il carburante dei pescherecci. Una crescita che è legata a due fattori: il caro gasolio (un elemento che ha un impatto pesantissimo su tutto il settore agroalimentare, peraltro con effetto valanga che contribuisce all’aumento dei prezzi); l’introduzione dell’Iva al 10% sul gasolio dei pescherecci. Un altro problema è quello della liberalizzazione del commercio tra Ue e Marocco. Un accordo entrato in vigore a maggio 2012 che toglie le tariffe doganali sui prodotti agricoli e di pesca marocchini. Il che implica una distorsione del mercato legata alle differenti condizioni di lavoro e legislative Tra Paesi europei e Marocco e crea una concorrenza insostenibile per il settore agricolo e ittico dei Paesi dell’Europa mediterranea.
Poi c’è l’aspetto delle regole e delle sanzioni, sempre più severe (fino all’esagerazione, come l’assurda polemica sul novellame del commissario Montalbano…). In particolare i fermo pesca e la cosiddetta licenza a punti per la pesca, in vigore dal primo gennaio 2012. Il meccanismo della licenza a punti è il seguente: ogni pescatore va incontro a una perdita di punti ogniqualvolta infrange una qualsiasi regola Ue sulla pesca (e ad ogni regola infranta corrisponde una precisa perdita di punti, per esempio: meno 5 punti per la pesca di esemplari sottotaglia, meno 6 punti per il mancato rispetto della distanza minima dalla costa, meno 4 punti per l’uso di reti o attrezzi non regolamentari). Quando si è arrivati a 18 punti persi la licenza viene sospesa per due mesi, a 36 punti per quattro mesi, a 54 punti per otto mesi, a 72 punti per dodici mesi. Se si arriva a 90 punti c’è il ritiro della licenza di pesca. Si possono cancellare i punti tornando a zero se passano tre anni dall’ultima infrazione commessa.
Il problema di fondo, che ha portato all’inasprimento delle norme e delle sanzioni, è molto semplice: il Mediterraneo, dopo decenni di pesca selvaggia, si sta sterilizzando, e i pesci a rischio estinzione sono sempre di più. Quest’anno l’Italia ha raggiunto già al 21 aprile il cosiddetto fish dependence day, che è il giorno a partire dal quale un Paese è materialmente costretto a ricorrere alle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di pesce. Il grado di autosufficienza ittica è sceso in Italia negli ultimi due anni dal 32,8% al 30,2%. Gli sbarchi di pesce sono diminuiti di 30.000 tonnellate, è la produzione di pesce di acquacoltura è cresciuta ma non a sufficienza (+20.000 tonnellate). Il risultato è che oggi l’Italia è dipendente dal pesce extra-europeo per sostenere il 70% del suo consumo di pesce (la media dei 27 Paesi europei è del 49% di pesce importato).
Il pesce mediterraneo è considerato di qualità e di gusto superiori rispetto ai pesci degli oceani (nel mar Mediterraneo si sviluppa una superiore sapidità dei pesci per la maggiore ricchezza di sali minerali rispetto all’Oceano e perché la maggiore temperatura delle acque favorisce l’esistenza di specie vegetali marine inesistenti nell’Oceano e di cui poi si nutrono pesci, molluschi e crostacei a giovamento del loro sapore sulle nostre tavole). Il problema è che è sempre più raro. I tonni rossi mediterranei negli ultimi 50 anni (dal 1957 al 2007) sono diminuiti del 74%. Sono i tonni più pregiati del mondo, utilizzati tra l’altro da tutti i migliori ristoranti giapponese. La loro quotazione sul mercato interno italiano è attorno ai cinquanta euro al chilo. E addirittura tempo fa un ristorante giapponese ha acquistato al mercato del pesce di Tokyo un pregiato esemplare di tonno rosso siciliano da 342 chili al prezzo di 32.490 milioni di yen (circa 300.000 euro, quasi 1.000 euro al chilo).
Contro le truffe del pesce straniero spacciato per italiano, negli ultimi tempi si sta cercando in ogni modo di valorizzare al meglio il vero pesce Made in Italy. Prima c’è stata la nascita del marchio Solo Pesce Italiano, poi l’introduzione per legge dell’etichetta (facoltativa) “prodotto italiano”. Infine la nascita di Mare nostrum tuna, il primo Consorzio per la valorizzazione e la promozione del tonno rosso italiano. L’organizzazione ha sede a Salerno, e consorzia per il momento nove delle dodici imbarcazioni nazionali autorizzate alla pesca con la circuizione, che detengono il 70% della quota italiana assegnata a questo mestiere. Soddisfatto il presidente di Federcoopesca Massimo Coccia, che parla di un modello da seguire per poter tutelare il frutto del proprio lavoro e dare quel valore in più alle produzione, di cui l’economia ittica sente fortemente il bisogno”.
(Luigi Torriani)