Nel 2012 i consumi di extravergine delle famiglie sono cresciuti del 4,2% nel 2012, ma la produzione nazionale di olio extravergine nazionale si è ridotta – nello stesso periodo – del 6%. Nel frattempo le importazioni di olio di oliva straniero in Italia raggiungono il record storico di 584.000 tonnellate, e superano la produzione nazionale. Il significato di tutto questo è chiarissimo: la gran parte dell’olio venduto in Italia è almeno in parte di provenienza estera, spesso all’insaputa dei consumatori. E le quotazioni del vero olio italiano scendono in picchiata (fino a -30% secondo i dati Coldiretti) perché ormai conviene fare quello che fanno quasi tutti: importare olio a prezzi più bassi di quelli italiani, e poi vendere le bottiglie al supermercato con il tricolore in etichetta…
Gli oli stranieri sono ormai padroni del mercato italiano. Talvolta rispettando formalmente le regole (basta scrivere in etichetta, a caratteri minuscoli, “miscela di oli comunitari” o “miscela di oli comunitari e non comunitari”, e “condire” il tutto con un enorme tricolore in bella vista), talaltra mettendo in atto vere e proprie truffe ai danni dei consumatori. Proprio in questi giorni i carabinieri dei Nas hanno scoperto un traffico di circa 500.000 litri di olio extra vergine di oliva che veniva reperito in gran parte sui mercati esteri (soprattutto Spagna e Maghreb), poi contraffatto con un’operazione di sofisticazione degli oli tramite clorofilla e betacarotene, infine venduto a diversi oleifici italiani (che a loro volta rivendo l’olio al pubblico come “extravergine italiano”).
D’altronde alcune cose non quadrano. Non può essere che gli olii venduti in Italia siano tutti italiani (ma proprio questo è quello che sembra guardando gli scaffali di negozi e supermercati…), e al tempo stesso l’Italia sia il massimo importatore mondiale di olio (che per il 74% proviene dalla Spagna, per il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia). Peraltro le importazioni di olio d’oliva in Italia sono quasi triplicate negli ultimi vent’anni (+163%), sono aumentate del 3% nel 2011 e sono in continuo aumento. Evidentemente i conti non tornano. O forse tornano fin troppo bene e descrivono una situazione di questo genere: si importano oli a basso prezzo ( e di scarsa qualità), li si mescola con percentuali minime di olio italiano, infine li si vende sotto l’ala protettiva di marchi storici del Made in Italy con tanto di immagini che richiamano all’italianità del prodotto in etichetta. L’inganno è servito (peraltro, come ha più volte fatto notare Coldiretti, un buon extravergine al 100% italiano anche solo per coprire i costi dovrebbe costare come minimo 6 euro al litro, se costa meno non è un extravergine italiano). Una situazione che francamente non stupisce in un Paese nel quale tutto ciò che è venduto come “italiano” spesso è tutto fuorché italiano, dal latte ai formaggi (con il caso incredibile del pecorino rumeno) al pomodoro, al prosciutto, ai pesci, ai funghi, ecc.
Il risultato di questo modo di procedere, oltre al fatto che si ingannano i consumatori, è il vero e proprio crollo dei prezzi all’origine pagati ai produttori agricoli italiani. In Italia ci sono oltre 250 milioni di piante di olivo, un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno, un fatturato di 2 miliardi di euro e 43 oli a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea. La produzione nazionale è concentrata in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento). Le esportazioni vanno bene (364.000 tonnellate esportate nel 2011, con una situazione davvero paradossale: importiamo oli stranieri, li imbottigliamo in Italia e li vendiamo a chi prima ce li aveva venduti come oli “italiani”…). Intanto gli agricoltori italiani se devono vendere olio devono venderlo praticamente sottocosto. Questa è l’Italia (un Paese dove hanno chiuso 50.000 aziende agricole nel 2011 e 13.000 nei primi tre mesi del 2012…).
Di seguito una serie di dati sulla produzione dell’olio di oliva in Italia:
LA PRODUZIONE 2011 DI OLIO D’OLIVA MADE IN ITALY
Regione |
Produzione 2011 – Ton. |
Produzione 2010 –Ton. |
Variazione |
Piemonte |
13 |
13 |
– |
Lombardia |
1.051 |
999 |
+5% |
Trentino- Alto Adige |
264 |
264 |
– |
Veneto |
1.442 |
1.309 |
+10% |
Friuli- Venezia Giulia |
30 |
34 |
-13% |
Liguria |
4.446 |
3.557 |
+25% |
Emilia Romagna |
827 |
785 |
+5% |
Toscana |
11.070 |
18.449 |
-40% |
Umbria |
7.238 |
10.340 |
-30% |
Marche |
2.682 |
4.409 |
-39% |
Lazio |
17.337 |
28.895 |
-40% |
Abruzzo |
12.188 |
18.748 |
-35% |
Molise |
5.452 |
6.249 |
-13% |
Campania |
29.705 |
39.606 |
-25% |
Puglia |
1.665.36 |
161.078 |
+3% |
Basilicata |
6.220 |
6.220 |
– |
Calabria |
161.845 |
157.918 |
+2% |
Sicilia |
51.214 |
48.467 |
+6% |
Sardegna |
3.639 |
6.066 |
-40% |
Italia |
483.200 |
513.407 |
-6% |
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Ismea-Unaprol-Cno
LE IMPORTAZIONI E LE ESPORTAZIONI DI OLIO DI OLIVA
Anno |
importazioni in tonnellate |
esportazioni in tonnellate |
1992 |
221.771 |
133.431 |
1997 |
485.774 |
198.496 |
2002 |
525.871 |
291.900 |
2005 |
468.129 |
334.232 |
2006 |
442.044 |
290.252 |
2007 |
513.420 |
294.513 |
2008 |
492.810 |
306.267 |
2009 |
470.027 |
294.420 |
2010 |
569.042 |
343.327 |
2011 |
583.967 |
363.561 |
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat
(Luigi Torriani)