Ormai il trend è chiarissimo, e – al di là della crisi – è il problema di fondo dell’agroalimentare italiano: mentre aumentano i prezzi al consumo (cioè aumentano i prezzi di vendita dei prodotti al pubblico), i prezzi all’origine (cioè quanto la Grande Distribuzione paga ai produttori agricoli per la merce) non solo non aumentano. Continuano a diminuire. E intano le aziende agricole chiudono (in 50.000 hanno chiuso nel 2011, e in 13.000 nei primi mesi del 2012).
I prezzi di vendita dei prodotti alimentari al pubblico aumentano (anche per effetto del caro benzina), e ancora a maggio 2012 salgono del 2,1% (rispetto a maggio 2011). Il che contribuisce ovviamente al calo dei consumi, con il carrello della spesa che crolla del 4% nel solo mese di aprile. Nel frattempo i prezzi pagati ai produttori scendono in picchiata. Eclatante è il caso della frutta: negli ultimi dieci anni – nonostante i richiami di medici e dietologi – le vendite sono scese del 22% (anche per il continuo aumento dei prezzi al pubblico) e i prezzi all’origine sono in alcuni casi (pesche e nettarine) addirittura dimezzati nel giro di un anno, dal 2010 al 2011, mentre le vendite calavano di un ulteriore 9%. Quando non sono dimezzati, i prezzi all’origine sono calati come minimo del 30%. Ma il problema è generale e non riguarda solo la frutta. È gravissima, per esempio, anche la situazione dei pastori, con il latte di pecora che ormai è praticamente venduto sottocosto.
Il governo Monti è intervenuto di recente per limitare i ritardi della Gdo nei pagamenti, ma nulla è stato fatto per risolvere il problema del crollo dei prezzi all’origine. E il problema continua e si aggrava. Secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Ismea e Istat le quotazioni dei prodotti agroalimentari (confronto aprile 2012-aprile 2011) sono scese mediamente del 3%. Con alcune flessioni eclatanti: l’olio d’oliva, con i prezzi pagati al produttore che sono calati del 30%; il riso, a meno 26%; il grano tenero, a meno 15%; la frutta, che continua inesorabile la sua discesa con un meno 10%; i vegetali, a meno 5%. Poi si stupiscono quando scoprono che le aziende agricole stanno chiudendo tutte…
(Luigi Torriani)