A quanto ammontano i danni del terremoto emiliano sul settore agroalimentare? Una prima stima, dopo le scosse del 20 maggio, parlava di 200 milioni di euro di danni, diventati 500 milioni in una seconda stima effettuata dopo l’ulteriore sisma del 29 maggio. Ora la Coldiretti fa il punto (si spera definitivo) sulla situazione: 705 milioni di danni e circa 8.000 posti a rischio in agricoltura.
Il calcolo di Coldiretti, nel dettaglio, è il seguente: 400 milioni di danni per i crolli delle strutture agricole (fienili, stalle, magazzini); 150 milioni di danni per le oltre 633.000 forme di Parmigiano Reggiano che sono rovinate a terra a causa della rottura delle scalere (le scaffalature per la stagionatura); 70 milioni di danni per le oltre 360.000 forme di Grana Padano danneggiate; 70 milioni di danni per le lesioni agli impianti idrovori, irrigui, di scolo e di irrigazione; 15 milioni di danni per i problemi subiti nella filiera dell’Aceto balsamico. Il totale è di 705 milioni di euro. Una cifra astronomica che va a colpire la cosiddetta Food Valley italiana, cioè il distretto produttivo (province di Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Bologna e Mantova) che da solo vale il 10% del Pil agricolo nazionale. Questo significa anche che sono a rischio migliaia di posti di lavoro, secondo Coldiretti almeno 8.000.
Per le aziende colpite dal terremoto il governo Monti ha prorogato a settembre il pagamento dell’Imu e di tutti gli altri versamenti tributari e previdenziali. Una misura tanto necessaria quanto evidentemente insufficiente. Nel frattempo si attende l’arrivo di contributi sostanziosi dall’Unione Europea, considerata da molti troppo avara in occasione delle ultimi catastrofi italiane. Spiega il presidente di Coldiretti Sergio Marini: “negli ultimi dieci anni l’Unione Europea ha stanziato poco più di mezzo miliardo (558,3 milioni) per l’insieme delle catastrofi che di sono verificate in Italia su un totale di 13,34 miliardi di danni che si sono verificati tra il terremoto in Molise (2002), l’eruzione dell’Etna (2002), il terremoto in Abruzzo (2009) e l’alluvione in Veneto (2010). E ora il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani e il commissario europeo per le Politiche regionali Johannes Hahn, visitando le aree terremotate, hanno fatto una valutazione di danni intorno ai 5 miliardi di euro complessivi, e promettono un aiuto comunitario nell’ordine di 150-200 milioni con il fondo di solidarietà. Dalle Istituzioni comunitarie ci attendiamo di più, ci aspettiamo un impegno straordinario che possa rafforzare con la solidarietà la coesione tra gli Stati Europei in un momento in cui è messa in discussione dalla crisi economica e dagli egoismi nazionali. Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) è nato per rispondere alle grandi calamità naturali ed esprimere la solidarietà europea alle regioni colpite all’interno dell’UE ed interviene nel caso che il danno complessivo superi almeno una di queste due soglie: lo 0.6 per cento del PIL o 3 miliardi ai prezzi 2002. Un importo che è stato ampiamente superato con i danni provocati dalle ultime scosse di terremoto in Italia. Il FSUE integra la spesa pubblica degli Stati membri per finanziare i seguenti interventi di emergenza: ripristino immediato delle infrastrutture e degli impianti nei seguenti settori: elettricità, rete idrica e fognaria, trasporti, telecomunicazioni, sanità e istruzione; messa a disposizione di alloggi temporanei e organizzazione dei servizi di soccorso destinati a soddisfare le necessità immediate della popolazione; realizzazione immediata delle misure e infrastrutture di prevenzione per proteggere il patrimonio culturale; ripulitura delle zone danneggiate, comprese quelle naturali. Negli ultimi dieci anni l’Unione Europea è intervenuta a sostegno dell’Italia per il terremoto in Molise (con 30,8 milioni a fronte di 1588 milioni di danni), per l’eruzione dell’Etna (con 16.8 milioni a fronte di 894 milioni di danni), per il terremoto in Abruzzo (con 493,8 milioni a fronte di 10212 milioni di danni) e per l’alluvione in Veneto (16,9 milioni a fronte di 676 milioni di danni). Troppo poco”.
(Luigi Torriani)