Il bilancio del terremoto di magnitudo 6 che ha colpito l’Emilia Romagna il 20 maggio è drammatico prima di tutto per i sette morti, per i circa cinquanta feriti e per i cinquemila sfollati che ha determinato. Ora, passata la fase acuta dell’emergenza per i cittadini colpiti dal sisma, arrivano i primi conti sui danni economici. Per il settore alimentare la Coldiretti parla di 200 milioni di euro di danni, e chiede a Monti una moratoria fiscale e previdenziale per tutte le aziende del territorio. Che già prima del terremoto si trovavano a fare i conti con una crisi che ha portato alla chiusura di 13.000 aziende agricole nel solo primo trimestre 2012…
I problemi maggiori riguardano la produzione di Parmigiano Reggiano. Il terremoto ha pesantemente danneggiato i magazzini di stagionatura nel modenese, ha causato il crollo delle cosiddette “scalere” (le grande scaffalature per la stagionatura) e ha fatto quindi cadere a terra, distruggendole, circa 300.000 forme di Parmigiano, più altre 100.000 nella provincia di Mantova. In paratica quasi il 10% della produzione di Parmigiano Reggiano è stata colpita dal sisma. Ad essere danneggiate sono soprattutto le forme fresche (sei mesi di stagionatura), ma il problema sta ora anche nella difficile individuazione di nuove strutture per completare la stagionatura delle forme rimaste integre. Le forme di Parmigiano ormai irrecuperabili saranno destinate alla fusione, con perdite economiche gigantesche (il prezzo medio al consumo in Italia del Parmigiano Reggiano è di 15,3 euro al chilo, e ogni forma di Parmigiano Reggiano ha un peso medio di 40 chili). I magazzini più colpiti sono stati quelli delle aziende Albalat di Albareto e La Cappelletta di S. Posidonio, entrambe in provincia di Modena, e dell’azienda Caretti a San Giovanni in Persiceto (Bologna).
Se poi ai danni della filiera del Parmigiano Reggiano aggiungiamo la morte di animali sotto le macerie (a Massafinalese nell’azienda Veronesi, per esempio, sono morti oltre 100 maiali), gli enormi danni ai macchinari agricoli, i crolli e le lesioni degli edifici rurali (case, stalle, fienili, serre), e la riduzione del 10% nella produzione di latte a causa dello stress subito dalle mucche, si arriva – secondo i conti della Coldiretti – a un danno per l’agroalimentare che supera i 200 milioni di euro. Tutto questo in un distretto produttivo (province di Ferrara, Modena e Mantova) dove si realizza il 6% in valore dell’intera produzione agricola nazionale e dove si producono alcuni tra i più prestigiosi marchi agroalimentari tricolori (su tutti il Parmigiano Reggiano, l’aceto balsamico di Modena e il prosciutto di Parma).
Per questo la Coldiretti ha già chiesto al governo Monti di fermare temporaneamente la pressione fiscale e previdenziale per tutte le aziende della zona. Monti al momento sembra orientato a rinviare esclusivamente il pagamento dell’Imu per le aziende agricole più colpite, ma la Coldiretti insiste: “oltre all’Imu entro giugno le aziende agricole dovranno pagare l’Iva, l’acconto 2012 e il saldo dell’Irpef o dell’Ires, l’Irap, e i contributi Inps, per un totale stimato in almeno 150 milioni di euro, ai quali si aggiungono le rate di mutui e prestiti. Il terremoto oltre ad avere provocato danni diretti alle imprese ha di fatto bloccato l’attività economica di molte aziende agricole che sono il fulcro di un sistema produttivo che ha dato origine ed alimenta la Food valley italiana, dalla quale partono verso l’Italia e il resto del mondo le più prestigiose produzioni agroalimentari nazionali. In questo contesto bisogna come minimo pensare a una moratoria fiscale e previdenziale per tutte le aziende del territorio”.
(Luigi Torriani)