Anche se Renzo Bossi – a quanto pare – vuole fare l’agricoltore, a prima vista non è certo questo il momento migliore per lanciarsi nell’imprenditoria agricola. Se nel 2011 hanno chiuso 50.000 aziende agricole (il 6% del totale italiano!), il 2012 è iniziato ancora peggio di come era finito l’anno precedente, con la stangata dell’ Imu, i danni del maltempo, il continuo crollo dei prezzi all’origine di olio e frutta, e 13.000 aziende agricole che hanno già chiuso i battenti nel solo primo trimestre dell’anno. Il tutto nel bel mezzo di una crisi epocale che ha determinato una drastica contrazione dei consumi, mentre la Coldiretti lancia il decalogo salva-tasche per mangiare spendendo meno. Per chi tuttavia volesse avventurarsi è la stessa Coldiretti a diffondere il vademecum, in dieci punti, su “Come aprire un’azienda agricola”.
In tempi di Crisi c’è però anche un altro dato: 9.170 nuove imprese agricole sono nate nel primo trimestre 2012, e l’agricoltura è l’unico settore dell’economia italiana che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori under 30 (in ambito manifatturiero, invece, la presenza di giovani under 30 si è più che dimezzata negli ultimi 30 anni). La Crisi sta evidentemente imponendo in agricoltura un ricambio generazionale più rapido che in altri settori, e i giovani non si stanno allontanando dai campi. Poi c’è un altro aspetto: l’imminente (si spera) vendita dei terreni agricoli dello Stato. Una vendita che prevederebbe il diritto di prelazione riservato ai giovani imprenditori e dalla quale – secondo Coldiretti – potrebbero nascere fino a 43.000 nuovi posti di lavoro per gli italiani under 30. Ma come si fa ad aprire un’azienda agricola oggi? Ecco come diventare agricoltori in dieci mosse secondo Coldiretti:
1) “Avere una idea d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto di sviluppo. Avere un’idea di impresa agricola significa individuare che tipo di imprenditore agricolo si vuole essere o diventare: imprenditore agricolo più tradizionale (produzione in un specifico comparto) o più innovativo e diversificato, sfruttando, a 10 anni (18 maggio 2001/2011) dalla sua introduzione, le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. Inoltre, avere un’idea di impresa significa valutare quali leve strategiche si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica”.
2) “Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. Significa analizzare, servendosi di appositi consulenti le componenti di base per avviare l’impresa agricola, una volta esplicitata l’idea”.
3) “Confrontarsi con gli altri che hanno già fatto esperienze simili in Italia o in Europa per cogliere le sfumature e focalizzare al meglio le idee”.
4) “Trasformare l’idea in un progetto di sviluppo imprenditoriale. Si tratta di determinare gli obiettivi generali del progetto, quelli specifici, i risultati attesi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerli. Si tratta di farsi redigere da adeguati specialisti e professionisti un Business plan economico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato”.
5) “Ricerca della fonte di finanziamento. Sulla base dell’idea progettuale valutare la possibile fonte di finanziamento nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per l’acquisto di terra verificare la possibilità di un mutuo presso Ismea nell’ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina”.
6) “Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico. Si tratta di fare la domanda per l’accesso al finanziamento unitamente alla presentazione del Business Plan. Necessaria l’assistenza di un centro Caa e la consulenza di un professionista per la parte tecnica. Oggi questo è il punto su cui si incaglia il meccanismo di avvio di un’impresa agricola. Infatti le procedure per accedere alle risorse dei Piani di Sviluppo Rurali (Psr) specificatamente dedicate ai giovani prevedono in media 275 giorni tra l’approvazione del programma e l’uscita del bando; 248 giorni tra la fine della raccolta delle domande e i decreto di concessione del contributo (istruttoria); tra i 18 e i 24 mesi per l’erogazione del contributo”.
7) “Presentazione del progetto per il finanziamento privato. Numerose banche offrono condizioni vantaggiose per i giovani anche grazie ad accordi con Creditagri Italia, il primo consorzio fidi nazionale, per la ricerca delle migliorie condizioni di accesso al credito e del prodotto finanziario più adatto. Particolare attenzione va riposta nella concessione delle garanzie. Si tratta di un passaggio fondamentale per “non giocarsi il capitale fisico appena costituito o i risparmi di papà”.
8) “Una formazione di base in campo agricolo è importante, ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze e avere la qualifica di imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale. Frequentarli è un modo per apprendere, ma anche per tessere una rete di rapporti con altri colleghi”.
9) “Per avviare un impresa agricola non sono molti gli adempimenti necessari nè i relativi costi dal punto di vista burocratico. Infatti tre sono i passaggi fondamentali:
-Apertura di una Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate.
– Iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio se si prevede di realizzare un fatturato superiore ai 7000 euro/anno.
-Iscrizione e dichiarazione presso l’Inps.
10) “La burocrazia è un peso non solo nell’avvio, ma anche nell’esercizio dell’attività imprenditoriale. Il settore agricolo è ancora pieno di una pletora di adempimenti quotidiani (che si allungano ad elastico a seconda della branca di attività) che tolgono all’impresa agricola 2 giorni di lavoro a settimana da distrarre dall’attività di impresa vera e propria: 100 giorni l’anno”.
(Luigi Torriani)