Inizia bene il 2012 per la pasta, che cresce nelle vendite del 4,7%, segnando un incremento sia sul mercato interno che nell’export. L’Italia si conferma al tempo stesso il primo Paese produttore e il Primo paese consumatore di pastasciutta al mondo. Intanto Coldiretti, con Coop e Legacoop Agroalimentare, lancia la prima pasta al 100% italiana dal campo alla tavola.
Il 2012 non è certo cominciato nel migliore dei modi per l’agroalimentare italiano, tra lo sciopero dei tir (200 milioni di danni per l’intera filiera), il maltempo (oltre 500 milioni di euro di danni) e l’arrivo dell’ Imu (che significa un aumento dei costi per le aziende agricole italiane che è attorno al miliardo di euro). Nel frattempo dai dati Movimprese risulta che nel 2011 hanno chiuso 50.000 aziende agricole. E i prodotti come il vino che volano nelle esportazioni sono in continuo calo sul mercato interno. Ma c’è un prodotto che continua a tenere, e che anzi cresce, sia sul fronte dell’export sia sul fronte dei consumi interni: la pasta. Che non è soltanto un classico della gastronomia tricolore ma è anche l’alimento a basso prezzo per eccellenza, un piatto che trae giovamento dalla crisi e dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane, in un periodo in cui gli italiani affollano i discount e tagliano sui cibi costosi.
Nei primi tre mesi del 2012 (dati Coldiretti) c’è stato in Italia un aumento delle vendite di pasta del 4,7%. Le semine di grano duro in Italia (dati Ismea) hanno fatto registrare nel 2012 un incremento di 150.000 ettari (+13% su base annua), arrivando complessivamente a 1,35 milioni di ettari, con aumenti soprattutto in Puglia (+15%), Marche (+15%) e Sicilia (+20%). Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di pasta al mondo (circa 26 chili per persona nel 2011, per un totale di oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, controvalore 2,8 miliardi di euro), una quantità che è tre volte superiore a quella consumata in media da uno statunitense, da un greco e da un francese, cinque volte superiore a quella di un tedesco e di uno spagnolo, sedici volte superiore a quella di un giapponese. Dietro l’Italia seguono il Venezuela con 13 chili all’anno a testa e la Tunisia con 12 chili all’anno a testa, poi Grecia e Svizzera (entrambi con 10 chili a persona all’anno), e Stati Uniti (9 chili). In pratica un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è prodotto in Italia.
L’Italia è poi anche leader mondiale nella produzione di pasta, con 3,2 milioni di tonnellate (seguono gli Stati Uniti con 2 milioni di tonnellate, il Brasile con 1,3 milione di tonnellate e la Russia con 858.000 tonnellate). Nel 2011 le esportazioni di pasta italiana sono aumentate in valore dell’8%, con un +60% da record per l’export sul mercato cinese (un mercato in cui lo spumante italiano è addirittura a +235% nell’ultimo anno). Valore totale dell’export di pasta 2 miliardi, con numeri importanti soprattutto in Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone.
Nel frattempo Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop lanciano in questi giorni “la prima pasta tutta italiana dal campo allo scaffale”, confortati da un recente sondaggio di Coldiretti secondo il quale il 56% degli italiani nella scelta della pasta considera fondamentale l’italianità (il 26% il formato, l’11% il prezzo più basso, e solo il 7% la marca famosa). La pasta dalla filiera tutta italiana è prodotta da pastifici italiani a partire esclusivamente da grano coltivato nei campi degli agricoltori Coldiretti, e viene messa in vendita soltantonei negozi della Coop (oltre 1.400 in Italia) con il marchio “100% Italia”. Si parla di cinque formati di pasta di grano duro trafilata al bronzo, a essiccaione lenta e priva di ogm.
Questo il comunicato stampa di Coldiretti: “nasce la prima esperienza di co-imprenditorialità, con un accordo diretto e trasparente tra produttori e onsumatori. Con la crisi arriva la prima pasta tutta italiana dal campo allo scaffale, che valorizza esclusivamente il territorio, il grano e il lavoro degli italiani, ma soprattutto è il frutto della prima esperienza innovativa di co-imprenditorialità che taglia la filiera e garantisce una più equa ripartizione del valore aggiunto generato da un prodotto di una superiore bontà, qualità e sicurezza. L’iniziativa è di Coldiretti, Coop e Legacoop Agroalimentare, che hanno scelto il prodotto-simbolo della cucina nazionale per avviare una collaborazione senza precedenti, con l’obiettivo di dimostrare come mettendo a sistema gli elementi distintivi del Paese si possano trovare occasioni di crescita trasformando dichiarati punti di debolezza in altrettanti punti di forza. Una sorta di ‘compromesso storico’ della tavola tra soggetti a volte antagonisti lungo la filiera che nell’interesse generale hanno deciso però di mettere insieme le risorse migliori dell’Italia e degli italiani: 100 per 100 italiano è il grano, 100 per 100 italiani sono i luoghi di produzione e vendita, 100 per 100 italiani sono gli imprenditori, le più grandi organizzazioni dei produttori agricoli e della distribuzione italiana. La nuova pasta ha un enorme impatto ambientale, economico e nutrizionale. La produzione nazionale della materia prima e la sua lavorazione esclusivamente in Italia consente di salvare dall’abbandono interi territori situati in aree difficili nel sud del Paese, ma anche di garantire occupazione e reddito ad agricoltori e lavoratori in un momento di crisi. Tra gli importanti attori del progetto c’è per esempio il pastificio Cerere del Consorzio Agrario Lombardo Veneto, situato in provincia di Enna nel cuore della Sicilia, da dove viene il grano che sarà pagato agli agricoltori ad un prezzo premiante per il produttore sulla base dell’accordo di co-imprenditorialità. L’origine del grano è un vantaggio anche per i consumatori per la maggiore qualità complessiva e il minore contenuto di aflatossine, classificate come potenzialmente cancerogene, che aumentano con i lunghi trasporti nel grano importato e con la conservazione in ambienti umidi“.
Questo il commento di Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia: ““noi di Coop crediamo che questo non valga soltanto come un progetto a sé (e comunque si tratta di un progetto di indiscutibile valore), ma che sia anche la dimostrazione concreta di come Coop, con la sua identità di catena distributiva italiana, metta a disposizione la sua organizzazione e agisca concretamente con le organizzazioni che, con ruoli diversi, hanno comunque a cuore l’agricoltura del nostro Paese. E questo dialogo che porta a risultati concreti non può che generare significativi benefici per tutti i soggetti interessati, compresi i consumatori italiani che ottengono così una pasta di ottima qualità al prezzo più giusto”.
(Luigi Torriani)