Tra i prodotti alimentari venduti in Italia come “italiani” non è mai chiaro che cosa davvero è italiano e che cosa è di provenienza estera e viene ingannevolmente spacciato per Made in Italy. Ma c’è una buona notizia per i paladini dei diritti dei consumatori: il tribunale di Nocera Inferiore (Salerno) ha emesso la prima sentenza di condanna per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci. L’imprnditore condannato commercializzava come italiano un concentrato di pomodoro che era in realtà importato dalla Cina.
Gi scaffali dei supermercati e dei negozi italiani proliferano di falsi Made in Italy alimentari, dai prosciutti all’ olio e le olive, il latte, i formaggi, il pesce, i funghi. Ogni tanto qualcuno, per contrastare il fenomeno, prova a lanciare proposte di legge più restrittive sulle etichette, ma l’andazzo continua. Ed è anzi in continua crescita, come nel caso dei pomodori e dei concentrati di pomodoro. Nel 2011 (dati Coldiretti) l’importazione di pomodori e derivati dalla Cina è aumentata del 17%, per un totale di 113 milioni di chili (il 15% dell’intera produzione di pomodoro italiano destinato alla trasformazione). Le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono in pratica quadruplicate (+272 %) in Italia negli ultimi dieci anni, e sono ormai la prima voce delle importazioni agroalimentari dalla Cina (Paese dal quale proviene il 52,9% del concentrato di pomodoro che importiamo. Dalle navi provenienti dalla Cina sbarcano i fusti da oltre 200 chili l’uno di concentrato di pomodoro, che viene poi rilavorato e confezionato come italiano, cosa possibile perché nei contenitori della vendita al dettaglio è obbligatorio indicare soltanto il luogo di confezionamento, e non quello di coltivazione del pomodoro.
Un inganno contro il quale forse qualcosa sta cominciando a cambiare, almeno dal punto di vista dell’atteggiamento della magistratura. Il Tribunale di Nocera Inferiore (Salerno) ha infatti emesso la prima sentenza di condanna nella storia italiana per il reato di “vendita di prodotti industriali con segni mendaci” (art. 517 c.p.), ingliggendo la pena di 4 mesi di reclusione e 6.000 euro di multa (con la concessione della sospensione condizionale) al titolare di un’azienda conserviera che aveva trasformato e commercializzato triplo concentrato di pomodoro importato dalla Cina etichettandolo come Made in Italy (per destinarlo sia al mercato italiano sia alla vendita sui mercati esteri, anche extra Ue). I fatti risalgono all’ottobre del 2010, la condanna è arrivata ad aprile 2012. Ma già a fine 2010 il sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore, Roberto Lenza, aveva disposto il sequestro preventivo di oltre 500 tonnellate di concentrato di pomodoro con etichettatura ingannevole.
La tesi difensiva portava avanti dagli avvocati dell’imputato puntava a sostenere che il processo di lavorazione cui il prodotto era stato sottoposto in Italia (pastorizzazione e aggiunta di acqua e sale) sulla base della normativa doganale è da considerarsi “lavorazione sostanziale”, e quindi il concentrato di pomodoro può essere commercializzato come concentrato di pomodoro prodotto in Italia. La Procura della Repubblica – che ha sconfessato linea difensiva – ha tra l’altro chiesto il parere tecnico di Paolo Masi, preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, il quale avrebbe risposto che il processo di lavorazione effettuato in Italia non consente di etichettare come produzione italiana il concentrato di pomodoro di provenienza cinese.
Molti e unanimi i commenti alla sentenza del tribunale di Nocera Inferiore. La Coldiretti si augura che “la pronuncia della Magistratura possa fermare l’inganno del pomodoro cinese spacciato per italiano”, un inganno che ha anche serie implicazioni in materia di sicurezza alimentare, dato che “nel 2011 la Cina, tra i vari primati, ha anche conquistato quello per il numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge (su un totale di 3.721 allarmi per irregolarità segnalati in Europa ben 569, cioè 15 per cento, hanno riguardato la Cina)”.
Secondo il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini si tratta di “una sentenza che getta finalmente luce sui reiterati soprusi e sui tentativi maldestri di spacciare come made in Italy il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina. Una sentenza che assume un rilievo ancora più significativo perché arriva in un momento difficile per la campagna 2012 del pomodoro da industria, partita proprio in queste settimane sotto cattivi auspici, con prezzi alla produzione in calo dovuti agli stock di prodotto in aumento, anche a seguito della crisi e del calo dei consumi. Eliminare la concorrenza del pomodoro cinese può dare un importante sollievo al settore“.
Questo il commento del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Mario Catania: “non posso che esprimere la mia soddisfazione per l’efficace intervento della Magistratura, che finalmente ha fatto chiarezza sulla pratica scorretta di etichettare come prodotto italiano il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina. È di fondamentale importanza tutelare i consumatori da comportamenti scorretti e difendere la corrispondenza del marchio ‘Made in Italy’ con prodotti di qualità presenti sul mercato italiano come su quelli internazionali. Per questo voglio esprimere il mio plauso all’azione svolta dai Nuclei antifrodi Carabinieri che, anche in questa circostanza, hanno evidenziato competenza e attenzione nella tutela della legalità e della qualità alimentare”.
(Luigi Torriani)