L’Italia si conferma anche per il 2012 il primo produttore europeo di tabacco. E il settore mostra una relativa tenuta di fronte alla crisi. I dati del 15° Rapporto Nomisma “La filiera del Tabacco in Italia”, presentati a Roma nella sede dell’Azienda Romana Mercati alla presenza del ministro delle Politiche agricole Mario Catania, sono positivi. Ma ci sono due gravissime incognite: il crescente peso fiscale sulle sigarette e le norme decisamente sfavorevoli previste dalla nuova Pac (Politica agricola comune).
L’Italia è il primo produttore europeo di tabacco ed è il decimo nel mondo (il Paese leader è la Cina, con il 38% dell’intera produzione mondiale). Le coltivazioni italiane di tabacco coprono 28.000 ettari in 4 regioni (Campania, Piemonte,Toscana e Puglia), e le esportazioni di tabacco greggio dall’Italia si assestano sui 218 milioni di euro annui. Le sigarette prodotte in Italia sono 6.000 miliardi all’anno, e gli addetti nell’intera filiera sono 204.000 (53.000 nella tabacchicoltura, 5.500 nella prima trasformazione,740 nella manifattura, 2.700 nella distribuzione dei prodotti da fumo e 140.200 nelle rivendite di tabacchi. Valore totale della filiera: 18,4 miliardi di euro.
Numeri importanti che si trovano tuttavia a dover fare i conti con alcune pesanti incognite per il futuro anche immediato del settore. Prima di tutto c’è il problema delle tasse. Dopo la super Iva tremontiana al 21%, dal primo ottobre 2012 scatta l’ aumento montiano del 2% sulle aliquote Iva del 10 e del 21%. L’Iva per le sigarette va quindi al 23%, salendo di tre punti percentuali nel giro di un anno. E all’Iva vanno aggiunte le accise (sempre più alte) sul tabacco. In pratica (dati Organizzazione nazionale tabacco) in Italia tra accise e Iva va allo Stato il 75% del prezzo di vendita delle sigarette.
Il gettito fiscale derivato dai prodotti da fumo è di 13,7 miliardi di euro, il 7,2% degli introiti totali da imposte dirette. Il che implica due cose: un aumento dei prezzi al pubblico (e quindi una contrazione dei consumi, spcialmente in un periodo di crisi come questo) e un prevedibile aumento della contraffazione e del contrabbando di sigarette. Un fenomeno – quest’ultimo – che finora riguardava soprattutto il Nord Europa (dove i prezzi delle sigarette sono tendenzialmente più alti), ma che sembra destinato a prendere piede sempre di più anche in Italia, anche considerando che il nostro Paese ha il triste primato europeo delle agromafie (che da noi hanno un giro d’affari di 12,5 miliardi di euro). La Guarda di Finanza nel 2010 ha sequestrato 342,4 tonnellate di sigarette, di cui 62,4 con marchio contraffatto, e i numeri sono probabilmente destinati ad aumentare. A meno che non si corra ai ripari, per esempio seguendo la proposta lanciata dal sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo: utilizzare uno speciale bollino sui pacchetti di sigarette, con una cifra leggibile da un dispositivo elettronico, cosa che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate sia di avere una tracciabilità del prodotto in chiave anti-contraffazione sia di controllare le vendite di sigarette in tempo reale.
Un altro problema è quello della nuova Pac, delle proposte di riforma della Pac che dovrebbero entrare in vigore a partire dal 2013, e per le quali sono già partiti i negoziati e le road map in difesa dell’Italia. Sono proposte che prevedono un taglio delle risorse destinate all’agricoltura italiana che è di 1,4 miliardi di euro per il periodo dal 2014 al 2020. Oltre al taglio dei finanziamenti c’è poi il problema del sistema dei pagamenti uniformi per ettaro. Al momento i pagamenti alle imprese agricole non sono perfettamente proporzionali alla quantità di ettari coltivati, ma tengono anche conto della produttività e delle rese storiche di ogni settore agricolo. Per cui a parità di superficie il finanziamento varia notevolmente, andando per esempio – per il caso che ci interessa –da aiuti oltre i 2000 euro un ettaro coltivato a tabacco, ai 200 euro circa per un’intera area di pascolo di montagna. In base alla nuova Pac a partire dal 2014 ed entro il 2019 tutti gli Stati membri devono sostituire questo meccanismo con un nuovo sistema di pagamenti uniformi per ettaro. Cioè: l’unico criterio diventa la superficie per ettari, e a tot ettari di superficie deve corrispondere tot finanziamento, a prescindere dal tipo di superficie e dalla resa in termini di produttività. Questo può avvenire o a livello regionale e per aree omogenee (ad esempio: il pagamento per ettaro è lo stesso per tutta la Lombardia, o per tutta l’area padana, ecc.), oppure su scala nazionale (che significa spostare risorse dalle aree più produttive del Nord Italia a zone poco produttive, latifondistiche, ad aggricoltura estensiva o in zona montana). È evidente l’impatto pesante che questo nuovo sistema comportrebbe per il comparto del tabacco. Infine c’è il problema che alla nuova Pac dovrebbero affinacarsi ulteriori direttive europee antifumo e di lotta al tabagismo.
Questo il commento del ministro Catania: “parlare di tabacco non è mai facile, e non entro nel merito delle politiche sanitarie. Ho pieno rispetto per un settore agricolo che registra di gran lunga il valore di lavoro più elevato per ettaro. Finché ci sarà tabacco nel mondo emergerà la qualità italiana, anche se il prezzo rischia di non essere più competitivo nel mercato globale. Ma la situazione non è semplice. Abbiamo perso molta superficie agricola negli ultimi anni per effetto in parte dell’orientamento del mercato, e in parte della Politica agricola comune che ha messo fine alla fase del sostegno, che aveva un effetto forte sul bilancio delle imprese del tabacco. È un tema con un basso indice di probabilità negoziale, anche se faremo tutto il possibile. Non è casuale che il tabacco sia assente dall’elenco dei prodotti che possono essere sostenuti. Dobbiamo piuttosto lavorare sulla nornativa dello sviluppo rurale per costruire un sistema di disposizioni del regolamento che poi consentano più agevolmente di calarci nel sistema della produzione di tabacco. Tutte le imprese ora devono misurarsi col mercato: agricoltori, primi trasformatori e manufatturieri”.
(Luigi Torriani)