I carabinieri dei Nas di Parma hanno sequestrato in un prosciuttificio di Modena oltre 90.000 prosciutti crudi “italiani” (valore 2,5 milioni di euro). In realtà prosciutti di provenienza estera del tutto privi privi della bollatura sanitaria prevista dalla normativa comunitaria per consentirne la tracciabilità. Un’operazione che fa tornare alla ribalta della cronaca in problema del falso Made in Italy agroalimentare, con la Coldiretti che dà i numeri: tre prosciutti su quattro venduti in Italia in realtà sono di provenienza straniera.
Quella del falso Made in Italy, dei prodotti spacciati per italiani ma in realtà di provenienza estera, è una tendenza profondamente radicata nel mercato italiano (e qualche volta viene addirittura finanziata dallo Stato…). Dall’ olio e le olive, al latte e i formaggi, al pesce e ai funghi, le frodi sono all’ordine del giorno. La metà delle mozzarelle in commercio sul mercato italiano è fatta con latte straniero senza alcuna indicazione in etichetta, come pure tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro. Le importazioni di funghi freschi e congelati dalla Cina sono aumentate nel 2001 del 317%, e più di una bottiglia di olio “italiano” su due è in realtà totalmente o in parte di provenienza straniera. In generale (dati Coldiretti/Eurispes) il 33% dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati (per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio Made in Italy. E i prosciutti non fanno eccezione.
Spiega Coldiretti: “In Italia si sono prodotte nel 2011 solo 24,5 milioni di cosce di maiale, mentre ne sono state importate 67 milioni destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare prosciutti ‘Made in Italy’ (tra crudi e cotti). Tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero. Fatta eccezione per i prosciutti a denominazione di origine protetta che garantiscono l’origine italiana (Parma, San Daniele, Toscano, Modena, Carpegna e Berico Euganeo), sul mercato è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto ‘nostrano’ o ‘di montagna’ che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Un inganno nei confronti dei consumatori e un danno enorme per i produttori onesti, che subiscono una concorrenza sleale. Inoltre mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione Dop, all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali”.
Com’è possibile tutto questo? Il problema è quello delle etichette alimentari, che nel caso dell’olio sono salite alla ribalta della cronaca recentemente per alcune proposte di legge più restrittive. Nel caso della carne di maiale dalla quale si ricavano i prosciutti non è mai stato obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne (a differenza per quanto avviene per quella bovina dopo l’emergenza Bse). Ma da oltre un anno è stata approvata all’unanimità dal Parlamento una legge nazionale sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti i prodotti alimentari. Il problema è che non è ancora stata applicata.
(Luigi Torriani)