Qual è la situazione nel settore del beverage? Mentre la birra italiana sbarca a Hong Kong e conquista il mercato inglese, e mentre sul fronte del vino l’Italia si conferma il Paese dell’ enoturismo per eccellenza (e i vini italiani superano i vini francesi e volano nell’export), la società Drinkabile del gruppo Cda, nell’ambito della convention di Senago (Mi) sul mondo dei superalcolici, snocciola una serie di dati interessanti su aperitivi, vodka, whisky, cognac, brandy e rhum. Vediamo chi scende e chi sale sul mercato italiano.
Drinkabile è una società controllata dal gruppo Cda (Consorzio distributori alimentari), il maggiore distributore italiano di bevande. Un gruppo che da solo rappresenta il 12,6% del mercato italiano della distribuzione di liquidi alimentari, che nel 2011 ha venduto superalcolici per 4,8 milioni di litri e 51 milioni di euro, e che controlla il 22,6% delle vendite sul canale ingrosso (quota sul mercato totale Italia del 4,36%). Cda, tramite il proprio Data wharehouse consortile (uno strumento di raccolta e gestione dei dati provenienti dalle aziende associate) fornisce periodicamente il quadro dei consumi di superalcolici nei bar e ristoranti italiani, con dati che sono rilevati su un campione di più di 25.000 pubblici esercizi.
Vediamo quali sono i dati relativi all’intero anno 2011. I litri di superalcolici venduti in Italia nel 2011 sono 110 milioni, attraverso i tre classici canali di vendita (Ingrosso, Gdo e Cash & Carry). Si parla, in valore, di un fatturato di circa 1 miliardo e 200 milioni di euro. Eccezionale è la crescita degli aperitivi alcolici, che segnano un +12%, e che si confermano un fenomeno sempre più diffuso soprattutto tra i giovani. Con la formula dell’happy hour e dell’offerta di stuzzichini e veri e propri piatti accanto alle bevande, l’aperitivo è sempre più in concorrenza con trattorie e ristoranti, rispetto ai quali consente un notevole risparmio economico. Non per caso i ristoranti sono sempre più in crisi, e anche il Capodanno non è andato come ci si aspettava.
Entrando nel dettaglio delle bevande superalcoliche: molto bene i Rhum (+2,15%), che sono utilizzati in molti cocktail a partire dal classicco Cuba Libre e che si confermano ai vertici delle bevande alcoliche più consumate; benissimo la Vodka (+8%), che nelle versioni light alla frutta è un classico dei giovanissimi e che è anch’essa tra gli ingredienti di molti cocktail. Male invece gli Whisky (-9,87%), e i Cognac e Brandy (-2%), il cui consumo è da anni da anni in forte calo.
In generale (e al di là della crescita di vodka e rhum) Lucio Roncoroni, direttore generale di Cda, esprime comunque forti preoccupazioni per l’andamento del settore, se confrontato con i dati 2010: “l’andamento del canale ingrosso nel mercato dei super alcolici non evidenzia, nel suo complesso, dati incoraggianti se confrontati con l’anno 2010. Gli stessi infatti si attestano su un meno 1% a valore e un sostanziale pareggio a volumi“.
(Luigi Torriani)