[N.B. Articolo scritto a marzo 2012, quando sembrava pressoché certo l’aumento del 2% sulle aliquote Iva del 10 e del 21%. Alla fine questo aumento non è scattato, e il governo Monti l’ha sostituito con un aumento dell’1% (anziché del 2%) sulle aliquote Iva del 10 e del 21%, aumento poi rimandato dal governo Letta; la vicenda si conclude il primo ottobre del 2013, con l’ aumento al 22% dell’aliquota Iva del 21%]
Dopo la super Iva al 21% di Tremonti, dal primo ottobre 2012 scatta un ulteriore aumento del 2% sulle aliquote Iva del 10 e del 21%, così come stabilito nell’articolo 18 della manovra del governo Monti. Una stangata che avrà un impatto non da poco anche sul settore alimentare.
Le misure economiche di Tremonti andavano a toccare soltanto i beni con Iva al 20%, aumentandola 21%. In campo alimentare l’aliquota al 20% c’è per acqua minerale, vino, spumanti, birra, tartufi, propoli (usata – quest’ultima – nella produzione di caramelle e di preparati contro il mal di gola). Il problema principale riguardava il caso del vino, settore di punta dell’economia italiana, con un fatturato 2011 di oltre 8 miliardi di euro (oltre la metà dei quali destinati all’export). Secondo i dati Coldiretti l’aumento tremontiano dell’Iva ha determinato un danno al settore vinicolo per oltre 33 milioni di euro.
Restavano però salvi i prodotti con Iva al 4% e al 10%, cioè la gran parte dei generi alimentari. L’aliquota al 4% è l’aliquota minima e viene applicata ai cosiddetti generi di prima necessità, come latte fresco, formaggi e latticini, frutta, frumento, farina, olio d’oliva. In questi casi anche il governo Monti ha preferito non intervenire, lasciando tutto invariato al 4%. I guai iniziano per i prodotti alimentari con l’Iva al 10%, ovvero carni, pesci, latte conservato, yogurt, tè, spezie, riso, zucchero, miele, cacao. Dal primo ottobre per questi prodotti l’Iva sale dal 10 al 12%. E sale dal 21 al 23%, come detto, per acqua minerale, vino, spumanti, birra, tartufi, propoli.
Di che danni parliamo? Secondo Coldiretti l’aumento autunnale dell’Iva di due punti percentuali costerà agli italiani oltre un miliardo solo per le spese alimentari. Questo il preoccupato comunicato stampa di Coldiretti: “questo aumento non mancherà di determinare ulteriori effetti depressivi sulla spesa per i generi alimentari, che nel 2011 sono già calati dell’ 1,3 per cento secondo l’Istat. Le tavole degli italiani si sono impoverite in quantità nel 2011 con meno carne bovina (-0,1 per cento), pasta (-0,2 per cento) carne di maiale e salumi (-0,8 per cento), ortofrutta (-1 per cento) e addirittura latte fresco (-2,2 per cento). L’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento colpirebbe alcuni prodotti di largo consumo come l’acqua minerale, la birra e il vino ma anche specialità come i tartufi, mentre a quello dal 10 al 12 per cento sono interessati dalla carne al pesce, dallo yogurt alle uova ma anche il riso, il miele e lo zucchero”.
(Luigi Torriani)