Mentre in Italia i consumi si fermano, il Made in Italy vola sui mercati esteri. Con un export agroalimentare che segna nel 2011 il record storico di 30 miliardi, con una crescita in valore del 9% (dati Istat). Segno che il marchio tricolore funziona ancora molto bene. Soprattutto per i formaggi e per il vino. Ma c’è anche una sorpresa: il boom dell’export di birra italiana.
I numeri diffusi in questi giorni e analizzati da Coldiretti sono i dati Istat sul commercio estero agroalimentare nell’anno 2011 (escluso dicembre). Le esportazioni di cibi e bevande italiane sono cresciute in valore del 9% rispetto al 2010 e hanno raggiunto la cifra di 30 miliardi (record storico). Tra i Paesi si segnalano importanti aumenti in valore verso la Germania (+5%), la Francia (+9%) e il Regno unito (+3%), con un incremento medio nell’Unione Europea del 7%. Meglio ancora vanno le richieste nei Paesi extraeuropei (+14% di media), tra i quali spiccano gli Stati Uniti (+11%). E mentre in Italia ci affidiamo sempre di più a marchi tricolori ma di proprietà straniera, all’estero il vero Made in Italy è in continua ascesa.
A registrare i numeri più alti (ma anche i più alti tassi di crescita) sono i tradizionali settori di punta dell’agroalimentare italiano, e cioè i formaggi, i vini, l’olio e la pasta. I formaggi italiani nel 2011 per la prima volta hanno superato i formaggi francesi, e la crescita dell’export (trainata dai soliti grana e parmigiano reggiano, ma anche dal gorgonzola con un +14% e dal pecorino con un +7%) è del 22% rispetto al 2010. Si parla di 2 miliardi di faturato per il 2011. Bene anche il vino italiano, che segna un +13% nell’export, che vince la sfida con i vini francesi, che registra un sorpasso delle esportazioni sui consumi interni e che finalmente ottiene una legislazione favorevole negli Stati Uniti. Per la pasta il dato è del +7%, e lo stesso per l’olio d’oliva italiano, sempre più taroccato in Italia ma sempre più apprezzato all’estero.
Più contenuta la crescita del comparto frutticolo (+2%), legata soprattutta al boom delle mele (che è riuscito a controbilanciare il calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi), mentre male sono andati gli ortaggi (-10%), colpiti a giugno dalla psicosi da batterio killer. Benissimo invece, a sopresa, la birra italiana, che sbarca in Oriente con la Menabrea e che fa sempre più breccia in Inghilterra (+20% di export!).
Soddisfatta Coldiretti, che tuttavia segnala la tenace persistenza del fenomeno dell’ italian sounding. Questo il comunicato stampa di Coldiretti: “con la crisi vola il Made in Italy sulle tavole mondiali, raggiungendo nel 2011 il massimo storico di 30 miliardi nelle esportazioni per effetto di una crescita in valore del 9 per cento. Le performance positive registrate sui mercati internazionali dal settore piu rappresentativo dell’economia reale dimostrano che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle proprie grandi risorse, che sono i territori, l’identità, la cultura e il cibo. L’agroalimentare è una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo. Tuttavia l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della agropirateria internazionale, che utilizza impropriamente parole, colori, localita, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realta nazionale. All’estero il falso Made il Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre. Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano – conclude la Coldiretti – sono le piu copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone, ma in vendita c’è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America, ma anche Parmesello in Belgio o Parmezan in Romania.
(Luigi Torriani)