Da tempo si parla di vendita e affitto dei terreni agricoli di proprietà dello stato. La svolta legislativa è arrivata a novembre 2011 con il maxiemendamento annesso alla legge di stabilità approvata dal Parlamento (ultimo atto del governo Berlusconi). Sono passati però quattro mesi da allora e per il momento la situzione è ancora ferma. Intanto la Coldiretti per l’ennesima volta rilancia, e spiega che dalla vendita dei terreni agricoli dello Stato potrebbero nascere fino a 43.000 nuovi posti di lavoro per i giovani.
Il maxiemendamento approvato a novembre 2011 prevedeva precisamente questo: entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge di stabilità, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con uno o più decreti da adottare d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Agenzia del Demanio). La vendita – così come previsto dal maxiemendamento – avviene con trattativa privata per gli immobili o i terreni di valore inferiore a 400.000 euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400.000 euro. In pratica le Regioni, le Province e i Comuni possono vendere i terreni agricoli di loro proprietà dando mandato irrevocabile a vendere all’Agenzia del Demanio, la quale poi provvede al versamento agli Enti territoriali in questione dei proventi derivanti dalla vendita (al netto dei costi sostenuti e documentati). Inoltre – per incentivare l’imprenditorialità giovanile – viene introdotto il diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli.
Al momento, tuttavia, è ancora tutto fermo. E la Coldiretti, in un nuovo comunicato stampa, rilancia sulla necessità dell’attuazione di quanto è già stato stabilito. La vendita dei terreni agricoli dello Stato, prima di tutto, è fondamentale come misura anticrisi per la riduzione del debito pubblico. Si parla infatti di 338.000 ettari di terreno ad uso agricolo ma al momento inutilizzati dalla cui vendita si ricaverebbero – secondo le stime di Coldiretti – 6 miliardi di euro. Ci sarebbero poi evidenti benefici, oltre che per finanze dello Stato, anche per la produttività dell’agricoltura italiana. Che in troppe regioni deve fare i conti con ampie aree a vocazione agricola che non sono sul mercato e che sono lasciate totalmente incolte. Mentre le terre private che sono sul mercato costano troppo (più che in Germania e in Francia) e scoraggiano gli investimenti specialmente dei giovani imprenditori. La vendita del gigantesco patrimonio agricolo dello Stato avrebbe quindi secondo Coldiretti anche l’effetto di calmierare i prezzi dei terreni stimolando gli investimenti e la crescita.
Poi c’è l’aspetto del diritto di prelazione riservato ai giovani imprenditori sull’acquisto dei terreni agricoli dello Stato. Un aspetto sul quale mette l’accento la Coldiretti, che parla della possibilità di 43.000 nuove imprese agricole condotte da giovani. Questo il comunicato stampa: “dalla vendita o dall’affitto dei 338mila ettari di terreni agricoli pubblici possono nascere fino a 43mila nuove imprese agricole condotte da giovani, ai quali è stato assicurato il diritto di prelazione nelle procedure di cessione, secondo quanto previsto nel maxiemendamento sostitutivo del dl liberalizzazioni sul quale è stata posta la fiducia al Senato. Nel maxiemendamento sostitutivo al decreto liberalizzazioni si prevede anche la possibilità di affitto, oltre alla vendita, dei terreni agricoli demaniali, a favore dei giovani agricoltori. Dal ritorno delle terre pubbliche agli agricoltori che le coltivano possono nascere nuove imprese o, in alternativa, essere ampliate quelle esistenti come testimonia il fatto che la disponibilità di terra è il principale vincolo alla nascita di nuove imprese agricole e che il 50 per cento delle imprese agricole già esistenti condotte da giovani ‘chiede’ la disponibilità di terra in affitto o acquisizione, secondo una indagine Coldiretti/Swg. In Italia quasi un giovane su dieci sceglie di fare impresa in agricoltura, dove si contano ben 65mila imprese agricole condotte da under 35 su un totale di 720mila al primo gennaio 2011, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Unioncamere. L’agricoltura si classifica al terzo posto dopo costruzioni e commercio tra le attività imprenditoriali preferite dai giovani ed è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori agricoli under 30 negli ultimi quindici anni. La dismissione della proprietà pubblica dei terreni agricoli non solo toglie allo Stato il compito improprio di coltivare la terra e rende disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto dà un impulso alla crescita, all’occupazione e alla redditività delle imprese che realizzano performance migliori in agricoltura quando sono condotte da giovani. In Italia il costo della terra ha superato i 18.400 euro, un valore superiore a quello di Germania e Francia. Dietro il valore medio si nasconde però una forte variabilità, con valori che partono dai mille euro all’ettaro dei pascoli della provincia di Catanzaro con un ettaro di vigneto nelle zone di produzione più celebri, dalla Toscana al Trentino Alto Adige, che può andare da 500mila a oltre un milione di euro ad ettaro”.
(Luigi Torriani)