Continua la guerra dei pizzocheri tra Bergamo e Sondrio. Tutto è iniziato nel 2003, quando un comitato valtellinese guidato dal produttore Fabio Moro (Chiavenna) ha avanzato al ministero delle Politiche agricole la richiesta di Igp (Indicazione geografica protetta) per i pizzoccheri, limitandone il territorio di produzione alla provincia di Sondrio. L’Igp non è mai stato in discussione ma di fatto non è mai arrivato, perché il Pastificio Annoni di Fara Gera d’Adda (provincia di Bergamo) ha chiesto di allargare il territorio di produzione oltre la provincia di Sondrio. Dopo anni di inutili trattative, ora siamo alla resa dei conti.
Questi i tempi. Nel giro di pochi mesi il Ministero pubblicherà sulla Gazzetta ufficiale il Decreto di registrazione del marchio Igp per i pizzoccheri. Da quel momento restano a disposizione 30 giorni per avanzare eventuali opposizioni. Il Ministero ha poi altri sei mesi per esaminare i ricorsi, decidere e infine inviare il decreto a Bruxelles. L’Igt dovrebbe quindi arrivare più o meno tra un anno. Una tempistica biblica, se si pensa che l’iter è iniziato da nove anni e non è mai stato in discussione il fatto che i pizzoccheri debbano essere tutelati dall’Indicazione geografica protetta. Lo scontro è tutto su un punto: quale deve essere il territorio in cui possono essere prodotti i pizzoccheri. Se solo nella Provincia di Sondrio o anche nella bergamasca e lungo il corso dell’Adda.
Questa, in sintesi, la posizione del Comitato per la Valorizzazione dei Pizzoccheri della Valtellina, ribadita nella riunione di pubblico accertamento che si è tenuta giovedì 19 gennaio a Sondrio, alla presenza del funzionario del Ministero delle Politiche Agricole Michele Ghezzi e dei rappresentanti della ditta Pastifico Annoni di Fara Gera d’Adda. In provincia di Sondrio ci sono sei pastai, che producono ogni anno oltre 1800 quintali di Pizzoccheri, e moltissimi piccoli produttori artigianali specializzati nel prodotto fresco. Decine di documenti storici catalogati nel dossier per la richiesta dell’Igp inviato nel 2003 al ministero delle Politiche agricole e forestali individuano la Valtellina come centro della coltivazione del grano saraceno e come patria dei Pizzoccheri, che non a caso sono conosciuti ovunque come “piatto tipico della provincia di Sondrio”. Ci sono turisti che vengono appositamente in Valtellina per gustare i Pizzoccheri, e solo la Valtellina è meta di questo turismo gastronomico.
Questa, invece, la posizione del Pastificio Annoni di Fara Gera d’Adda. Ci sono documenti storici che riferiscono che la pasta rostida a base di grano saraceno (progenitrice dei pizzoccheri) veniva confezionata già nel 1560 lungo la Martesana, nel Comune di Cernusco sul Naviglio (Mi). Il primo documento storico relativo alla presenza del grano saraceno in Valtellina è solo del 1616, mentre la produzione e il consumo di pasta a base di grano saraceno nel territorio dei Comuni rivieraschi dell’Adda risale a due secoli prima. Il Pastifico Annoni ha cominciato a produrre pizzoccheri nel 1965 con la formula innovativa del pizzocchero secco a lunga conservazione, tirato a barrette e non più nella tradizionale matassa, ed è da allora il primo produttore di pizzoccheri in Italia e nel mondo. Inoltre c’è una lettera del Ministero datata aprile 2005, in cui si legge testualmente: “qualora codesto Comitato non sia in grado di produrre altra documentazione storica idonea a provare che la documentazione presentata dal Pastificio Annoni non rifletta la realtà, questa amministrazione provvederà d’ufficio ad ampliare l’areale di produzione a parte del territorio della Provincia di Bergamo, in cui ad oggi risulta provata la produzione storica dei Pizzoccheri della Valtellina”.
Infine c’è una critica che viene rivolta da più parti al Comitato per la Valorizzazione dei pizzoccheri della Valtellina. Quela senso e quale credibilità può avere una battaglia in difesa del “prodotto tipico di qualità valtellinese” quando il cosiddetto prodotto tipico valtellinese – dal bitto alle bresaole fatte con carne sudamericana al grano saraceno di importazione – è spesso da anni un prodotto ampiamente globalizzato e tutt’altro che qualitativamente ineccepibile. Durissimo – a questo proposito – l’ampio intervento di Michele Corti di Ruralpini, che scrive: “i personaggi spregiudicati che, nel caso del Bitto storico, hanno messo sotto i piedi la storia in nome dei numeri e della massa critica di mercato, ora, quando gli fa comodo, si appellano alla cultura e a documentazioni storiche secolari. La farsa andata in scena il 19 gennaio a Sondrio serve a rivendicare l’esclusiva provinciale per un un pizzocchero industriale IGP che di valtellinese ha quasi nulla. Mentre paradossalmente i rivali bergamaschi possono vantare di produrre pizzoccheri più valtellinesi”. E ancora: “il pizzocchero ‘valtellinese Igp’ in realtà è prodotto principalmente fuori della Valtellina, a Chiavenna (dove il pizzocchero è da sempre di farina di frumento) con farina macinata in Brianza di origine cinese”.
(Luigi Torriani)