Dopo i nuovi casi delle mozzzarelle blu vendute in due supermercati di Frosinone alla Cia e alla Coldiretti sono comprensibilmente infuriati. Per una vicenda che sta già danneggiando pesantemente il comparto caseario italiano. E che riporta al centro del dibattito l’annoso problema dei formaggi taroccati, del falso Made in Italy ottenuto da materia prima straniera di dubbia qualità e provenienza e spacciato in etichetta per italiano. Configurando una frode ai danni dei consumatori, e – talvolta – creando problemi di sicurezza alimentare. La richiesta di Cia e Coldiretti è la stessa di sempre: vincolare alla tracciabilità del prodotto imponendo l’indicazione in etichetta della provenienza del latte.
Tutto è iniziato nel giugno del 2010. Quando i Nas di Torino hanno sequestrato presso una piattaforma della grande distibuzione 70.000 mozzarelle pronte a finire sui banchi dei discount del Nord Italia, ma che all’apertura assumevano – secondo le parole dei carabinieri – una “impressionante pigmentazione blu“. Le mozzarelle, di scarsissima qualità, erano importate dalla Germania e commercializzate da una società italiana. Immediata era arrivata la denuncia di Coldiretti, che da subito ha legato il fenomeno delle mozzarelle blu e delle implicazioni in termini di sicurezza alimentare per i consumatori all’importazione dall’estero di prodotti scadenti. “La metà delle mozzarelle in vendita in Italia” – spiegava Coldiretti – “sono fatte con latte straniero. Addirittura una su quattro è fatta con cagliate industriali (semilavorati) provenienti dall’estero. È un fenomeno che inganna consumatori e allevatori italiani e mette a rischio la salute dei cittadini. Dalle frontiere italiane sono passati in un anno ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte, di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori“.
‘All’insaputa dei consumatori’ perché nella confezione delle mozzarelle non è ancora entrato in vigore l’obbligo di indicare la provenienza del latte impiegato. Per cui in etichetta la mozzarella – per il solo fatto di essere confezionata e smerciata da aziende italiane – viene sistematicamente spacciata per italiana tout court, anche quando il latte è di provenienza straniera. D’altronde quando si parla di mozzarelle e di formaggi italiani c’è sempre qualcosa che non torna, visto che sugli scaffali dei negozi e dei supermercati compriamo al “100% italiano”, mentre – secondo i dati della Coldiretti – il 50% del latte usato in Italia per fare formaggi è un latte di provenienza straniera. A settembre il Corpo Forestale dello Stato, nell’ambito della maxi operazione “Italiamo”, ha sequestrato 32.962 confezioni di mozzarella che venivano falsamente indicate in etichetta come italiane ed erano invece di orgini francese, lussemburrghese e belga. Resta comunque un’ambiguità di fondo, nel senso che la mozzarella non può essere presentata come totalmente italiana se il latte è straniero, ma è possibile sorvolare sulla provenienza del latte omettendola dall’etichetta, e creando confusione nei consumatori attraverso richiami visivi (tricolori e simili) a una presunta italianità del prodotto.
Ora è la volta delle mozzarelle blu di Frosinone, vendute e acquistate negli ultimi giorni del 2011 e nei primi del 2012 da ignari consumatori in due supermercati della città laziale. Mozzarelle che non risultano nè prodotte nè confezionate in provincia di Frosinone, e di cui si ipotizza al momento la provenienza estera. Batterio responsabile della colorazione blu è lo speudomonas fluorescens, e all’origine del fenomeno sembra esserci un problema di scarso ricambio e quindi di contaminazione dell’acqua delle mozzarelle (il batterio si sviluppa infatti soprattutto in acqua ferma e a una temperatura fredda). Di certo – secondo Patrizia Laurenti, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma – “siamo di fronte a prodotti di scarsissima igiene, qualità e sicurezza“.
Infuriati gli allevatori del Lazio, che reclamano urgentemente una “normativa sulla provenienza dei prodotti e l’istituzione di un tavolo di crisi per gestire questa emergenza”. Secondo il presidente della Cia del Lazio, Alessandro Salvadori, “non può essere perso altro tempo. I consumatori chiedono certezze e il nuovo allarme risuonato a Frosinone non può essere lasciato cadere nel vuoto. Non vorrei che questi episodi fornissero il pretesto per applicare un unilaterale deprezzamento del latte alla stalla“. Pesante anche il comunicato stampa della Coldiretti, costretta suo malgrado a passare bruscamente dalle celebrazioni di fine anno per i migliori formaggi italiani nell’ambito del Cheese of the Year 2011 alla gestione complessa di un nuovo scandalo. Così Coldiretti: “con la metà delle mozzarelle vendute in Italia che sono ottenute con latte o addirittura con cagliate industriali provenienti dall’estero bisogna fare immediatamente chiarezza per non danneggiare gli allevatori italiani impegnati nel garantire qualità e sicurezza. Deve essere immediatamente applicata la legge nazionale che obbliga a indicare in etichetta l’origine della materia prima utilizzata negli alimenti. Nella confezione delle mozzarelle al momento non è infatti obbligatorio indicare la provenienza del latte impiegato ed è facile che venga spacciato come nazionale quello importato. La mozzarella è il formaggio più acquistato in quantità ed è presente sulle tavole di quasi sei italiani su dieci, che in un anno ne consumano a casa ben 164 milioni di chili. Si tratta di mozzarelle acquistate (dati Ismea) nel 39% dei casi nei supermercati, per il 26% negli ipermercati, per il 14 % nei discount e per il 21% nel dettaglio tradizionale o nelle superette (minimarket). Purtroppo la mozzarella è anche il formaggio più taroccato a livello nazionale e all’estero, per cui l’importante intensificazione in atto dell’attività di controllo va accompagnata da misure strutturali come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, che è diventata una priorità in Italia dove dalle frontiere arrivano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani”.
(Luigi Torriani)
Pingback: Carne rossa cancerogena? Persi 12 miliardi in 15 anni per gli allarmismi alimentari
Pingback: Scandalo uova al Fipronil. Che cosa è successo - Universofood