Un buon termometro della crisi è la crescita dirompente dei discount italiani nel 2011. Con numeri in continuo aumento. Tanto che i dati Istat sul commercio al dettaglio di ottobre segnalano – per la prima volta dopo cinque mesi – un incremento su base congiunturale, sia pure dello 0,1%. Una timida ripresa che secondo Coldiretti è legata esclusivamente al traino dei discount. E che nasconde la crisi sempre più preoccupante dei negozi alimentari tradizionali.
Già dall’indagine di Coldiretti e Swg su Gli italiani e l’alimentazione nel tempo della crisi – indagine presentata a ottobre al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio – risultavano chiare due tendenze di fondo: la relativa tenuta del settore alimentare di fronte alla crisi e il continuo aumento della forbice tra gli acquisti nell’ambito della Gdo e la spesa alimentare nei negozi tradizionali. I dati Istat sul commercio al dettaglio per i mesi di settembre e ottobre confermano entrambe le tendenze. Addirittura per il mese di settembre gli acquisti di generi alimentari crescono su base tendenziale dello 0,7%. E nel mese di ottobre l’incremento del commercio al dettaglio, in generale, è dello 0,1%, e per il settore alimentare è sempre dello 0,7% (su settembre) e dello 0,9% su base annua. In precedenza, nei primi dieci mesi dell’anno, le vendite al dettaglio risultavano in calo rispetto allo stesso periodo del 2010 dello 0,8%, ma con il comparto alimentare al +0,2%. Tutto passa però attraverso la Gdo, con la tenuta dei supermercati tradizionali e il vero e proprio boom della spesa low cost nei discount. Il 25% degli italiani hanno frequentato maggiormente i discount nel 2011 rispetto agli anni precedenti, e i discount aumentano del 2,9% le loro vendite alimentari su base annuale.
La crisi ormai drammatica dei negozi di alimentari tradizionali (in cui il 38% degli italiani ha ridotto i propri acquisti nel 2011, e che registrano un -1,9% di vendite nel solo mese di settembre) è il rovescio della medaglia. Con la crisi la Gdo sta fagocitando ogni mese fette crescenti di mercato, attirate dai prezzi bassi e da una politica sempre più esasperata di sconti e di promozioni. La Coldiretti, per il momento invano, porta avanti da tempo una battaglia in difesa degli esercizi di prossimità e dei negozi tradizionali, considerati insostituibili sia dal punto di vista del tessuto sociale e relazionale dei centri urbani sia per un discorso di qualità alimentare. Questa la sintesi del presidente della Coldiretti Sergio Marini, che ancora una volta punta il dito contro i discount: “i negozi alimentari tradizionali rischiano un vero e proprio crack. Si evidenzia la tendenza da parte di un crescente segmento della popolazione ad acquistare prodotti alimentari a basso prezzo nei discount, a cui però può corrispondere anche una bassa qualità con il rischio che il risparmio sia solo apparente. Risparmiare oltre un certo limite sul cibo può significare nutrirsi di alimenti che possono avere contenuto scadente, con effetti negativi sul piano nutrizionale, sulla salute e sul benessere delle persone. Il fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani”.
(Luigi Torriani)