Chi non spende a Capodanno non spende tutto l’anno? Sperando di scongiurare la minaccia, nel frattempo i dati Confesercenti-Swg disegnano un Capodanno decisamente in crisi. Con l’86% degli italiani che restano a casa (record degli ultimi 5 anni), un calo del 12% della spesa media (punto più basso dal 2003) e con le prenotazioni alberghiere che scendono del 23%. Malissimo anche i ristoranti, scelti per il Veglione dal 7% degli italiani nel 2010, dal 2% nel 2011.
Già le ottimistiche previsioni per il Natale sono andate in parte deluse. A parte il panettone, che resiste come il classico natalizio per eccellenza sulle tavole degli italiani, e il boom dei cesti con prodotti enogastronomici da regalare a parenti e amici. Per il resto il settore alimentare – secondo il Codacons – registra una flessione del 18% rispetto all’anno scorso e tocca il punto più basso dal 2000, con un budget per i festeggiamenti del Cenone che scende di 48 euro a famiglia. Con il crollo di caviale, ostriche, salmone e champagne, e con la comparsa sempre più frequente nel menù natalizio di cibi poveri come il bollito e le pizze rustiche. Totale 2,3 miliardi di euro per cibo e bevande (850 milioni di euro per il pesce e le carni compresi i salumi, 490 milioni di euro per spumante, vino e altre bevande, 400 milioni di euro per i dolci, 270 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, e 190 milioni di euro per formaggi e uova). Dal punto di vista economico il peggior Natale degli ultimi dieci anni. Con la beffa oltre al danno, dato che secondo il Codacons – nonostante la contrazione dei consumi – non sono diminuiti gli sprechi, vera grande piaga della filiera agroalimentare italiana. Si parla di circa un quarto delle portate preparate per la vigilia e per il pranzo di Natale, per un valore di oltre mezzo miliardo, che è finito nella spazzatura (soprattutto i prodotti già cucinati e quelli particolarmente deperibili come frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati).
Non va meglio a Capodanno, con alcuni dati di Confesercenti-Swg che sono particolarmente emblematici. Prima di tutto l’86% degli italiani rimane a casa (3 milioni in più rispetto al 2010, +7%), dato che è il più alto degli ultimi cinque anni e che segna il punto più basso da quando è iniziata la crisi nel 2007 (allora rimasero a casa l’83% degli italiani, il 4% in meno rispetto al Capodanno 2011-2012). La spesa complessiva per i festeggiamenti (2,4 miliardi) scende rispetto al 2010 di 328 milioni, con una spesa media per persona – dato mai così basso dal 2003 – di 92 euro (meno 21 euro rispetto al 2010), e con 6 italiani su 10 che spenderanno meno di 75 euro a testa. La flessione negli alberghi è tra il 23 e il 28%, mentre crollano gli italiani che scelgono di cenare al ristorante (nel 2010 erano il 7%, quest’anno sono il 2%). Pessimo anche il Capodanno delle discoteche, che perdono in affluenza scendendo dal 2% all’1%. Si riduce inoltre la percentuale di italiani che va in vacanza (intendendo con vacanza “almeno un pernottamento fuori casa”) tra il 22 dicembre 2011 e il 6 gennaio 2012. L’anno scorso erano il 21%, ora sono il 17%. Oltretutto cala (dal 5% al 4%) la quota degli italiani che andranno in vacanza in Italia, mentre raddoppia (dall’1% al 2%) la pecentuale di italiani che sceglie destinazioni estere europee, ormai spesso meno costose delle località italiane, viaggio compreso. Rimangono infine sostanzialmente stabili (attorno al 4%) gli italiani che sono in tale difficoltà economica da scegliere di non festeggiare in alcun modo il Capodanno.
(Luigi Torriani)