ll biologico è uno dei pochi settori che sta resistendo alla crisi, e che anzi nel 2011 ha aumentato il suo giro d’affari. Peccato che la Guardia di Finanza di Verona abbia appena scoperto una frode di dimensioni colossali. Oltre 700.000 tonnellate di falsi prodotti biologici. Praticamente è saltato fuori che il 10% del mercato biologico nazionale è fatto di prodotti fasulli. Con un danno d’immagine incalcolabile per il settore.
Il 2011 è stato un anno trionfale per il comparto del biologico. A conferma di una tendenza bio che è in atto da anni. Il fatturato dei prodotti biologici in Italia negli ultimi dieci anni è più che triplicato, passando da poco meno di un miliardo di euro nel 2000 agli oltre tre miliardi attuali. Gli acquisti di prodotti biologici alimentari sono cresciuti nel 2011 dell’11,5% (analisi Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo quadrimestre del 2011). Con diversi aumenti da record, e in particolare: la pasta biologica (+35%), il latte biologico (+32%), le mozzarelle biologiche (+83%), i cracker biologici (+54%) e i formaggi biologici freschi e spalmabili (addirittura +101%). L’Italia vanta la leadership europea per numero di operatori impegnati nella filiera dell’agricoltura biologica, ed è leader europeo per ettari di superficie coltivati secondo il metodo biologico (dati Sinab, Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura Biologica).
Tuttavia, molti a questo punto si chiedono: quanti dei prodotti spacciati per biologici nei negozi e nei supermercati sono realmente tali? La Guardia di Finanza di Verona (che ha coordinato l’operazione, chiamata “Gatto con gli stivali”) ha infatti disposto il sequestro di oltre 700.000 tonnellate di alimenti falsamente biologici (principalmente frumento, soia, favino, farine e frutta secca). In pratica il 10% dell’intero mercato nazionale! Una maxifrode abbinata a un giro di fatture da 200 milioni di euro per operazioni inesistenti che ha portato a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere a Verona, Ferrara, Pesaro, Urbino e Foggia.
Un danno d’immagine enorme che ha suscitato le comprensibili ire degli operatori di settore. Spiega Fabrizio Piva, amministratore delegato dell’ente di certificazione del biologico CCPB: “Siamo noi le prime vittime del falso bio. Come CCPB abbiamo in questi ultimi mesi collaborato con gli organi di vigilanza per smascherare queste truffe che, per sete di facile denaro, rischiano di compromettere il lavoro e l’impegno di aziende serie che hanno fatto del biologico un’eccellenza italiana invidiata in tutto il mondo. Il vero biologico italiano è la prima vittima di questo sistema delinquenziale che rischia di mettere a repentaglio l’immagine di un settore che in tempi di crisi continua a crescere rappresentando un’ancora di salvataggio per l’industria agroalimentare italiana. Il sistema di controllo e certificazione, comunque, ha dimostrato anche in questo caso di essere in grado di espellere i soggetti che operano contro la legge”.
Questo il commento della Cia (Confederazione italiana agricoltori): “Si tratta di una grande truffa che danneggia i consumatori alla ricerca dei prodotti di qualità, rischia di creare ulteriore sfiducia nei cittadini sulla trasparenza dei mercati e penalizza pesantemente i tanti produttori biologici seri che con impegno operano per fornire prodotti di pregio e migliorare l’ambiente. Le derrate sequestrate – principalmente frumento, soia, favino, farine e frutta secca – sono prodotti d’importazione destinati in gran parte per l’alimentazione del bestiame nelle aziende biologiche. La Cia ribadisce l’esigenza della massima determinazione nel portare al termine l’indagine, in modo da dare i giusti contorni a tutta la vicenda. Ma occorre anche fare di più nell’organizzazione delle filiere, nella tracciabilità degli scambi commerciali, nella gestione dei controlli che troppo spesso si fermano alle aziende agricole e non seguono il prodotto fino alla distribuzione. La Cia è da tempo impegnata perché si rafforzi in Italia un sistema di controlli affidabile, fondato sull’efficacia e sulla massima semplificazione possibile. Spesso invece sembra che il sistema funzioni esattamente alla rovescia con duplicazioni, assenza di coordinamento, frammentazione degli organismi, scarsa professionalità insieme a tanta burocrazia inutile. E’ necessario agire subito per qualificare l’azione degli organismi di certificazione, rafforzare il sistema di accreditamento e finalizzare meglio l’azione di vigilanza pubblica. Ognuno deve fare il suo compito in un sistema ben programmato ed efficacemente informatizzato. Proprio su quest’ultimo aspetto dobbiamo lamentare, invece, forti ritardi da parte degli uffici ministeriali. La qualità alimentare ‘made in Italy’ deve assicurare benessere ai cittadini consumatori e reddito agli agricoltori. E’ una vera leva per la crescita e la rinascita del nostro paese. Per questo occorre operare con fermezza e tempestività”.
(Luigi Torriani)