Salgono i costi per il Cenone. Con un +3,7% per la cena della Vigilia e un 3,5% per la cena di Capodanno. Eppure, rispetto ad altri settori, l’agroalimentare mostra una relativa tenuta di fronte alla crisi. Un Natale “magro”, dunque, ma non per le pance degli italiani, che a quanto pare rinunciano a tutto ma non alle abbuffate festive. Crollano però i cenoni di Capodanno al ristorante e i prodotti del commercio Equo e Solidale.
I dati diffusi dall’O.N.F. (l’Osservatorio nazionale della Federconsumatori) segnalano un rincaro dei pasti natalizi rispetto al 2010, con forti aumenti soprattutto per i prodotti ittici e per gli alcolici. La tradizionale cena della Vigilia costerà alle famiglie italiane il 3,7% in più rispetto all’anno scorso, con una spesa media di 30,05 euro a persona, pari a 180,30 euro per una famiglia composta dai genitori, due figli e due nonni. Mentre le spese per il Cenone di Capodanno salgono del 3,5%, con un costo medio di 37,38 euro a persona, pari a 224,28 euro per una famiglia composta da genitori, due figli e due nonni.
I Cenoni delle feste natalizie restano comunque un rito irrinunciabile per gli italiani, con un giro d’affari notevole soprattutto per il panettone. Secondo l’elaborazione di Coldiretti su dati “Xmas Survey 2011” di Deloitte le spese per alimenti e bevande superano quest’anno quelle per i regali e staccano di gran lunga quelle per i viaggi. Cibo e bevande sono considerate la priorità delle festività natalizie dal 40% degli italiani, Davanti perfino ai regali, che sono messi al primo posto dal 39% degli intervistati (seguono le spese per i viaggi, al primo posto per il 13% degli italiani, le spese per generiche “attività di socializzazione” al 7%, e altre spese all’1%). Inoltre secondo i dati Confesercenti/Swg l’83% degli italiani sceglie quest’anno i prodotti enogastronomici (vini/cibi) come regali. “Regali: cavarsela con un panettone” è il riassunto di Confesercenti.
La relativa tenuta natalizia del comparto agroalimentare è comunque evidente e può essere ancor meglio apprezzata se vista alla luce delle tendenze generali segnalate da Confesercenti. Quasi due italiani su tre, il 64% del totale, quest’anno spenderanno meno per le feste natalizie. Più di un italiano su cinque (il 22%) pensa addirittura di tagliare le spese del 50%! Mentre solo il 4% prevede di aumentare il bugdet destinato agli acquisti natalizi. La spesa media famigliare per i regali scende del 14%, e l’83% degli italiani ha tagliato le spese natalizie per abbigliamento e viaggi. Nonostante l’ottimismo dell’ex ministro Brambilla male anche il turismo del ponte dell’Immacolata, che si è fermato a un giro d’affari di 1,11 miliardi di euro (-8,3% rispetto all’anno scorso, complice anche lo scarso innevamento delle località sciistiche). Tra i pochi italiani in viaggio, peraltro, sale la quota di chi si dirige fuori dall’Italia (+9%), alla ricerca di prezzi più contenuti. Anche chi percepisce una tredicesima mensilità in rari casi la sfrutterà per i regali: quasi un quarto verrà destinata al risparmio oppure per spese ordinarie di casa e famiglia (36%), per coprire spese già sostenute e non saldate (20%), e per il mutuo (7%).
In questo contesto la situazione del settore alimentare non è certo tra le più drammatiche. Con qualche nota dolente. Innanzitutto il crollo dei cenoni di Capodanno nei ristoranti, che hanno un importo medio di 145,50 euro a persona, dunque decisamente troppo salato per la tasca dell’italiano medio d’oggi. Quest’anno solo il 18% delle famiglie italiane sceglierà un ristorante per il tradizionale Cenone di san Silvestro. Calano anche i prodotti (alimentari e non alimentari) del mercato equo e solidale. Quest’ultimo caso è legato peraltro a una tendenza più generale: la riduzione delle spese solidali. Le donazioni in denaro passano dal 46% al 35%, gli acquisti che comprendono un’azione di solidarietà passano dal 47% al 37%, e la disponibilità a mettere a disposizione il proprio tempo in azioni di volontariato scende dal 31% al 20%.
(Luigi Torriani)