“E di dolce cosa le porto?”. “Di dolce vorrei il conto, grazie” (Adelino Cattani, “Botta e risposta. L’arte della replica”, editore Il Mulino). Difficile immaginare questa conversazione al Lindeth Howe Country House Hotel di Windemere (in Cumbria, Inghilterra), il cui capochef Marc Guibert ha creato un dessert a base di cioccolato in vendita al prezzo di 22.000 sterline (oltre 25.000 euro). Il dolce più costoso del mondo.
Quando si parla dei “cibi più costosi al mondo” bisogna distinguere due categorie: i piatti artatamente arricchiti con oro e gioielli, e i cibi intrinsecamente costosi in quanto pregiati e rari. A cavallo tra la prima e la seconda categoria si colloca il dolce ideato dallo chef Marc Guibert in occasione della National Chocolate Week d’Inghilterra. Un tortino a strati con una miscela di 28 pregiate varietà di cacao, caviale e gelatina di champagne. Ma a far lievitare il prezzo interviene l'”aiutino” della copertura in foglie d’oro, e soprattutto un diamante del peso di due carati posto sulla sommità del dolce.
La trovata dell’oro e dei diamanti aggiunti al piatto è ormai un classico del superlusso gastronomico, pur avendo a rigor di termini ben poco a che fare con la gastronomia in senso stretto (soprattutto il diamante, cha – a differenza dell’oro – non esiste in versione commestibile). Il precedente primato per il dolce più costoso spettava per esempio a un dessert del ristorante Serendipity 3 di New York, un gelato al cioccolato con una miscela pregiata di cacao, scaglie di tartufo ma soprattutto 5 grammi d’oro (prezzo: 25.000 dollari). Stesso discorso per il cocktail ideato tempo fa da Martini e Bulgari, che altro non era che un Martini cocktail con un diamante da un carato al posto dell’oliva (prezzo: 16.000 dollari).
Diverso il discorso per i cibi e le bevande quotati a prezzi vertiginosi senza la presenza posticcia di oro e gioielli. In questo caso il prezzo è legato esclusivamente a una valutazione di mercato dipendente dalla rarità del prodotto e dalla sua intrinseca qualità gastronomica. É il caso per esempio del caviale (quello vero, di storione, non i succedanei), che arriva a quotazioni di alcune migliaia di euro al kg, e che nel caso dell’Almas Caviar prodotto dallo storione Beluga del Mar Caspio può arrivare fino a un prezzo di oltre 700 dollari l’oncia (28 grammi), pur avendo un peso anche in questo caso il materiale con cui viene realizzata la confezione (che nel caso della Casa del Caviale di Londra è in oro). La pizza Bellissima del ristorante Nino’s di New York è venduta al prezzo di 1000 dollari, essendo guarnita con coda d’astice, panna acida francese e soprattutto quattro diversi tipi di caviale.
Altro classico della gastronomia per pochi è il tartufo bianco del Piemonte, le cui quotazioni possono arrivare a oltre 600 dollari l’etto, e che nel 2007 è stato venduto (un esemplare da 1.300 grammi) alla cifra record di 330.000 dollari). Decisamente meno classica, ma altrettanto costosa, è l’acqua Kona Nigari, prelevata direttamente dai fondali delle isole Hawaii a più di 600 metri di profondità. Ricchissima di sostanze minerali e priva di inquinanti, la si beve diluita al prezzo di circa 370 dollari al litro. Volendo, la si può utilizzare come accompagnamento a una bistecca di carne Kobe, pregiata razza bovina giappponese che costa oltre 30 dollari all’etto. Magari cucinata con il classico zafferano, la spezia più cara al mondo, che può arrivare in certi casi a superare i 1.100 dollari all’etto. A seguire, per chi gradisce, il menù potrebbe concludersi con una degustazione di caffé Lopi Luwak, realizzato con gli escrementi del Musang, un piccolo animale carnivoro delle foreste del Sud-Est asiatico. Prezzo: oltre 130 dollari all’etto. E per dolce il tartufo Chocopologie, realizzato con cioccolato Valhrona. Costa intorno ai 570 dollari l’etto.
(Luigi Torriani)