Bilancio 2011 in chiaroscuro per il comparto vinicolo italiano. La vendemmia è stata la peggiore degli ultimi 60 anni, accompagnata da un calo dei consumi interni. Ma volano le esportazioni. Portando al culmine una tendenza in atto da alcuni decenni: mentre le famiglie italiane perdono sempre di più l’abitudine al consumo di vino, all’estero il consumo di vini italiani di qualità è ormai una realtà consolidata. Si acquista più vino italiano all’estero che in Italia.
La vendemmia 2011 è stata la piu’ contenuta degli ultimi 60 anni. La produzione complessiva di vino si è fermata sui 40,3 milioni di ettolitri, in calo del 14 per cento rispetto al 2010. Ottima tuttavia la qualità, con il 60% del raccolto destinato ai vini Docg, Doc o Igt, che in Italia sono ben 511.
In calo anche in consumi interni, con gli acquisti famigliari che sono scesi dell’1%. Portando al culmine una tendenza che ha portato a dimezzare negli ultimi 30 anni il consumo di vino in Italia. Al punto che nel 2010 le famiglie italiane hanno speso di più per l’acqua minerale che per il vino. 19,71 euro mensili per l’acqua (oggi al primo posto nelle bevande), mentre la spesa media famigliare per l’acquisto di vino si ferma a 12 euro mensili.
Perché? Oltre al cambiamento delle abitudini alimentari, in atto da tempo, Coldiretti cita – tra le cause del calo della domanda (soprattutto nell’ambito della ristorazione) – i “ricarichi eccessivi” e “le campagne antialcol e la stretta sulle norme del codice della strada, che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino, che è in realtà caratterizzato da un piu’ responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana”. A proposito degli eccessi rigoristici nelle campagne antialcol e nelle norme sulla guida in stato di ebbrezza, da Coldiretti – contrariati – aggiungono: “il vino è divenuto l’espressione di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico e che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannosa criminalizzazione, mentre è necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni”.
Nel frattempo volano le esportazioni di vino. Lo storico sorpasso sui consumi interni è datato 2010, con un export di 21,5 milioni di ettolitri di vino a fronte di un consumo nazionale fermo a 21 milioni di ettolitri (analisi Coldiretti su dati Ismea AcNielsen). E il sorpasso si consolida nel primo semestre 2011, con una crescita delle esportazioni del 16%. Con una crescita record negli Stati Uniti (+31%), che sono oggi il primo mercato di sbocco in valore davanti alla Germania. E con +146% in Cina, che diventa il nuovo mercato più promettente per il futuro.
(Luigi Torriani)