Aumenta il fenomeno dell’obesità nel nostro Paese. I dati diffusi dell’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) in occasione dell’Obesity day sono preoccupanti, e parlano di un aumento del 10% negli ultimi vent’anni degli italiani adulti in sovrappeso o obesi. La Coldiretti, in un comunicato stampa, dà la sua spiegazione: la drastica riduzione dei consumi di frutta sulle tavole delle famiglie italiane è uno dei più importanti fattori alla base dell’aumento dei casi di obesità.
I dati diffusi dell’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) in occasione dell’Obesity day sono difficilmente interpretabili e fotografano una situazione allarmante. Gli italiani adulti in sovrappeso o obesi rappresentano quasi la metà della popolazione (46%) e sono aumentati del 10% negli ultimi venti anni. Inoltre: il 34% dei bambini italiani di 8 e 9 anni è lontano dal peso forma, e precisamente oltre un milione è sovrappeso (22,1%) e 400mila (11,1%) sono obesi (dati elaborati nell’ambito del progetto “Okkio alla salute”, realizzato dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto Superiore di Sanità).
Un problema non da poco se si pensa che le malattie collegate direttamente all’obesità sono responsabili del 7% dei costi sanitari dell’Unione europea (ipertensione, infarto, cancri, problemi cardiocircolatori, diabete). Un problema che è legato a due elementi causali di fondo: l’aumento della vita sedentaria; la cattiva alimentazione (Fast Food, abuso di grassi e di bevande zuccherate e gassate) e il progressivo abbandono – anche in Italia – dei principi base della dieta Mediterranea (pasta, olio, verdura, frutta, pesce).
In particolare è in atto da tempo un progressivo distacco delle famiglie italiane dai consumi di frutta e verdura, passati dai 450 chili a famiglia all’anno del 2000 ai 350 chili del 2010, con una riduzione quindi del 22% (e con i consumi familiari di frutta e verdura che sono scesi di un ulteriore 3% nel primo semestre del 2011). D’altronde il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura e che il 48% assume quotidianamente bevande zuccherate e gassate.
Un dato che per l’anno in corso viene abitualmente legato a una serie di fattori, e soprattutto: l’andamento climatico negativo per i raccolti (primavera troppo calda, inizio di estate troppo piovoso, fine estate torrida), la riduzione dei consumi legata all’emergenza dell’Escherichia Coli (giugno 2011, in Germania, che è il principale mercato di sbocco dell’ortofrutticolo italiano, con quasi un terzo del fatturato) e il problema degli eccessivi ricarichi su frutta e verdura nell’ambito della GdO, con annesso – recente – crollo dei redditi degli agricoltori seguito dallo scontro tra Coldiretti e Confcommercio. Circa quest’ultimo problema (la moltiplicazione smodata dei prezzi dal campo alla tavola), Coldiretti – testualmente – afferma – “in realtà negli ultimi dieci anni gli italiani hanno speso più o meno la stessa cifra per acquistare una minor quantità di frutta: la spesa per l’ortofrutta è stata pari a 560 euro per famiglia nel 2010, non molto dissimile da quella di 10 anni prima in cui però si erano acquistati 100 chili in più”.
Al di là – comunque – di tutte le possibili ipotesi sulle ragioni congiunturali di una crisi, “la drastica riduzione del 22 per cento nelle quantità di frutta acquistate dalle famiglie italiane negli ultimi 10 anni è una delle ragioni dell’aumento dei casi di obesità”. Questa l’opinione di Coldiretti e di molti altri operatori di settore.
Nel frattempo la frutta italiana si sposta negli altri Paesi europei, destinati evidentemente – se il trend continua – ad avere in futuro meno obesi di noi. Da una analisi della Coldiretti in occasione dell’incontro su “Una filiera agricola per l’ortofrutta italiana”, presentata in occasione del Macfrut di Cesena, emerge infatti lo storico sorpasso dell’ortofrutta sul vino nell’export agroalimentare nazionale del 2011. Il valore delle esportazioni di frutta e verdura è arrivato a 2,028 miliardi di euro, superiore quindi di qualche migliaio di euro a quello del vino (che, seppure in crescita, si ferma a 2,025 miliardi di euro). In particolare sono giunti sulle tavole straniere il 75 per cento della produzione nazionale di kiwi, il 50 per cento delle mele e il 40 per cento dell’uva Made in Italy.
(Luigi Torriani)